L'Irak lancia la seconda offensiva su Mosul Gli Usa: «Ucciso il numero due dell'Isis»

L'obiettivo è liberare la parte Est della città. Poi serviranno altri tre mesi

Fausto Biloslavo

L'esercito iracheno ha lanciato la seconda spallata per conquistare Mosul, la «capitale» dello Stato islamico in Irak. L'obiettivo è liberare la parte orientale della città sulla sponda sinistra del fiume Tigri. Se l'offensiva avrà successo ci vorranno ancora tre mesi, secondo il premier iracheno, Haider al Abadi, per cacciare definitivamente le bandiere nere da Mosul. La seconda parte dell'offensiva, iniziata il 17 ottobre, è scattata ieri all'alba. In realtà l'aviazione americana aveva già fatto terra bruciata bombardando tutti i ponti sul fiume Tigri, che divide Mosul, per tagliare in due le forze del Califfo.

L'esercito iracheno ha preso d'assalto il quartiere strategico di Al Quds (Gerusalemme in arabo). Il generale Abdulghani al-Assadi, portavoce delle forze speciali anti terrorismo ha confermato che la bandiera irachena sventola su diversi edifici del quartiere, ma «ci siamo scontrati con il nemico e c'è resistenza». Mosul è la seconda città dell'Irak e nella parte orientale erano stati conquistati con difficoltà e in alcuni casi perduti e ripresi 40 rioni su 56. I miliziani delle bandiere nere, che contano molti volontari stranieri della guerra santa, combattono casa per casa. Cecchini e macchine minate lanciate dai kamikaze come arieti contro le truppe che avanzano sono la tattica di battaglia del Califfato. Se costrette alla ritirata, le truppe jihadiste seminano di trappole esplosive strade e case rendendo lenta e pericolosa l'avanzata. L'aviazione americana ha distrutto 140 macchine minate dall'inizio dell'offensiva tre mesi fa. Ieri ne sarebbero state intercettate 11 e uccisi 82 jihadisti. L'obiettivo è raggiungere la sponda sinistra del Tigri, ma lo Stato islamico si è trincerato nella parte occidentale della città e controlla ancora l'aeroporto a Sud. Lo scalo è difeso da due ex basi americane, che si coprono l'una con l'altra con postazioni fortificate. Per conquistarlo è probabile che verrà lanciata in battaglia la divisione corazzata alle porte di Mosul.

Per il Califfato in Irak è l'inizio della fine, ma la battaglia sarà ancora lunga. L'ambasciatore americano a Baghdad, Douglas Silliman, ha spiegato che «a Mosul sono presenti 285mila edifici e i terroristi di Daesh (Stato islamico, nda) usano i civili come scudi umani e attaccano le aree liberate». Da Mosul sono sfollati 140mila civili, ma si calcola che circa un milione era intrappolato in città all'inizio dell'offensiva.

Sul fronte siriano il Pentagono ha annunciato di aver eliminato lunedì, in un attacco aereo mirato, Abu Jandal al-Kuwaiti, pezzo grosso dello Stato islamico incaricato di organizzare la difesa di Raqqa, la prima «capitale» del Califfo.

Via Twitter le bandiere nere hanno sostenuto che l'emiro si è immolato in un attacco suicida, forse per mascherare lo smacco. Al Kuwaiti faceva parte del consiglio di guerra dello Stato islamico e veniva considerato, dopo l'uccisione di altri comandanti, il numero due dell'organizzazione del terrore.

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