L'Iran minaccia "l'attacco peggiore". Ma chiede a Trump di tornare al tavolo

I pasdaran consigliano di evacuare Tel Aviv. Però la diplomazia implora la tregua

L'Iran minaccia "l'attacco peggiore". Ma chiede a Trump di tornare al tavolo
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Il regime di Teheran mostra i muscoli in pubblico, ma si affida in forma riservata alla diplomazia per scongiurare il collasso totale sotto le bombe israeliane, che hanno messo fuori uso anche la tv di stato. Ieri mattina il presidente iraniano Pezeshkian aveva annunciato di essere pronto a «intensificare l'escalation in forme molto più dure, se l'azione israeliana andrà avanti e Washington non sarà in grado di trattenere il governo di Netanyahu». Nelle stesse ore, attraverso una serie di telefonate del ministro degli esteri Abbas Araghchi, l'Iran chiedeva però a Qatar, Arabia Saudita e Oman di fare pressione su Trump affinché usasse la sua influenza su Israele per far accettare un cessate il fuoco con Teheran, in cambio della flessibilità dell'Iran nei negoziati sul nucleare. Araghchi ha segnalato agli intermediari che sarebbe disponibile a tornare al tavolo delle trattative a condizione che gli Stati Uniti non prendano parte agli attacchi di Israele. L'Iran ha anche trasmesso messaggi a Israele affermando che è nell'interesse di entrambe le parti contenere la violenza.

Il regime degli ayatollah teme che tutto possa crollare da un momento all'altro, alla luce degli attacchi israeliani che stanno mettendo in ginocchio esercito, infrastrutture, ed energia. Fonti iraniane ostili al governo hanno rilanciato nelle ultime ore l'ipotesi secondo cui lo staff della guida suprema, Ali Khamenei, sarebbe in trattative con le autorità russe per un'evacuazione con le famiglie, in caso di necessità. L'indiscrezione fa riferimento a un possibile salvacondotto per Ali Asghar Hejazi, vice capo di gabinetto di Khamenei. Quanto all'ayatollah in persona, gira voce da domenica che si troverebbe con i familiari in un bunker a una ventina di km dalla capitale. Netanyahu non nasconde di volere la sua testa. Una possibile fuga viene accolta con gioia da Reza Pahlavi, principe ereditario di Teheran e figlio dell'ultimo scià Mohammad, al potere fino al golpe fondamentalista del 1979. «Sono a disposizione del mio popolo», dice dal suo esilio parigino.

Pezeshkian, che a favore di microfoni e telecamere minaccia Israele e l'Occidente, al telefono chiede a Erdogan di fare il possibile per togliergli dal collo gli artigli del «Leone che sorge». Il presidente turco, che invece ha reso noto i dettagli della telefonata, ha spiegato di essere «pronto ad assumere un ruolo di facilitatore per garantire l'immediata fine del conflitto e la ripresa dei negoziati sul nucleare». Parallelamente il portavoce del ministero degli Esteri Baghaei invita Francia, Germania e Gran Bretagna a impegnarsi affinché Israele cessi gli attacchi contro il Paese.

Tutto ruota attorno alla questione nucleare. E nuovamente di fronte alle telecamere Pezeshkian sottolinea che «abbiamo diritto di avere energia atomica pacifica, nessuno può togliere questo diritto alla nazione iraniana», e fa riferimento alla fatwa della Guida suprema, Ali Khamenei, che nel 2003 aveva proibito l'uso e la produzione di armi di distruzione di massa. Mentre il parlamento iraniano sta valutando di votare il ritiro dal Trattato di non proliferazione nucleare.

Tutto può ancora accadere, compreso un colpo di coda degli ayatollah. Teheran infatti starebbe preparando per le prossime ore il colpo di risposta più duro dall'inizio «dell'aggressione sionista».

Lo riferisce Fars News, agenzia legata alla Guardia Rivoluzionaria Islamica, e lo ribadisce anche Iran International, sito dell'opposizione iraniana in esilio con sede a Londra. Non a caso proprio i pasdaran hanno diramato un avviso di evacuazione urgente in ebraico, rivolto ai residenti di Tel Aviv. «Vi consigliamo di lasciare immediatamente la città per la vostra sicurezza», si legge.

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