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L'Iran spaventa gli oppositori: "Arrestate 17 spie della Cia"

Secondo gli Stati Uniti la notizia è falsa ma il regime la usa come arma di pressione anche sugli inglesi

L'Iran spaventa gli oppositori: "Arrestate 17 spie della Cia"

Londra Lo scontro tra Teheran, Londra e Washington non accenna a diminuire. Ieri pomeriggio l'Iran ha comunicato di avere arrestato 17 spie americane che operavano nel Paese per conto della Cia. Secondo quanto dichiarato alla stampa dal capo del controspionaggio di Teheran gli arresti sarebbero stati compiuti tra marzo 2018 e marzo 2019 ed erano già stati annunciati a giugno dall'agenzia iraniana Irna, senza tuttavia che fossero forniti ulteriori dettagli. Nella conferenza stampa di ieri è stato rivelato che tutti sono cittadini iraniani e alcuni di questi sono già stati condannati a morte. Una notizia «totalmente falsa», ha twittato il presidente americano Trump, appoggiato dal segretario di Stato, Mike Pompeo, che a Fox Tv ha commentato: «Il regime iraniano ha una lunga storia di menzogne, è parte della loro natura mentire».

Non è la prima volta che il regime iraniano comunica di avere smantellato reti di spionaggio straniere, l'annuncio di ieri segue tuttavia il sequestro della petroliera inglese Stena Impero da parte di Teheran lo scorso 19 luglio, ultimo episodio di una crisi che dura da tre mesi. Il messaggio non era rivolto (solo) agli oppositori interni ma era un avvertimento inviato a Londra poco prima della riunione del comitato Cobra per la gestione delle crisi, presieduto da Theresa May. Riferendo in serata al Parlamento, il ministro degli Esteri Jeremy Hunt ha delineato la risposta inglese a quello che è stato definito un atto di pirateria: «Cercheremo di mettere insieme una missione a guida europea per la protezione degli equipaggi e delle navi in questa regione vitale». Un annuncio prudente che rivela tutte le difficoltà del Regno Unito nel gestire la crisi. Innanzitutto il momento: il governo in carica è prossimo all'uscita, Theresa May si dimetterà mercoledi pomeriggio e un nuovo primo ministro guiderà il Paese che in queste settimane è stato assorbito dalla corsa a Downing Street. La ridotta efficacia dell'esecutivo è stata sottolineata dalle critiche che sono state mosse all'impreparazione di Londra: dopo il fermo della petroliera iraniana a Gibilterra due settimane fa ci si sarebbe dovuti preparare a una risposta iraniana, organizzando dei convogli per ottimizzare le risorse sul campo. Il Regno Unito ha in zona una sola nave da guerra che deve pattugliare le 90 miglia dello stretto, un'area troppo grande che ha impedito alla HMS Montrose di arrivare in tempo per soccorrere la Stena Impero. E qui c'è il secondo problema, lo stato della flotta inglese che da alcuni analisti militari viene ritenuta troppo debole per poter esercitare un'adeguata pressione sull'Iran. A questo si aggiungano le divergenze tra Londra e Washington sulla gestione del dossier nucleare, con gli inglesi che hanno criticato la scelta degli Usa di uscire dall'accordo e si sono schierati con Parigi e Berlino per mantenere aperta la via diplomatica.

È agli alleati europei che ieri Hunt si è rivolto per organizzare una risposta comune alla minaccia iraniana.

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