L'islam vuole l'8 per mille ma prima deve fare chiarezza

Dai finanziamenti alle moschee fino al proselitismo: ecco le ambiguità che vanno risolte per il via libera

I n un'intervista a Repubblica Izzeddin Elzir, l'imam di Firenze e presidente dell'Ucoii, chiede a Matteo Renzi un patto per estendere l'8 per mille anche alle comunità islamiche. L'Imam di Firenze è sicuramente una persona rispettabile, ma non sempre brilla per coerenza.

Qualche mese fa ripeteva di non volersi impegnare a denunciare eventuali esponenti estremisti presenti all'interno della propria comunità. E all'indomani degli attentati di Bruxelles, negava qualsiasi correlazione tra terrorismo e matrice islamica. «Sia da un punto di vista giuridico, che religioso sosteneva Izzeddin - la responsabilità penale è individuale e non collettiva, come invece si tende a pensare quando si tratta della comunità islamica, neanche fosse uno Stato a sé dentro lo Stato». Nell'intervista di ieri rivendica invece una piena collaborazione con la forze dell'ordine affermando che è «meglio prevenire».

L'incoerenza volge al meglio, ma essendo di fronte ad idee in evoluzione bisogna esigere un patto basato su condizioni e penali precise. Un patto che non possa essere interpretato, discusso o ritrattato. Se le comunità musulmane intendono accedere all'8 per mille devono siglare una dichiarazione di auto-responsabilità in cui accettano di vigilare al proprio interno, a verificare che le predicazioni degli Imam non violino le leggi e non contengano esortazioni all'odio. Ma devono anche accettare di venir sanzionate e private dell'8 per mille se le condizioni non verranno rispettate. E qui è inevitabile ricordare che l'Ucoii ed Izzeddin Elzir non sono, da questo punto di vista, perfettamente limpidi.

Sul piano dei finanziamenti il punto più controverso riguarda i rapporti con la Qatar Charity, l'associazione del Qatar, da cui provengono i denari utilizzati per finanziare centri islamici e moschee legati all'Ucoii. La Qatar Charity è stata più volte accusata, in passato, di finanziare Al Qaida. Un pentito di Al Qaida, ex-impiegato dell'associazione, confermò alla Commissione statunitense sull'11 settembre i legami tra l'organizzazione e Bin Laden. Per non parlare dei comitati dell'associazione sorpresi a finanziare i gruppi alqaidisti nel nord del Mali prima dell'intervento francese. L'altro problemino riguarda i legami tra l'Ucoii e la Fratellanza Musulmana. Per quest'organizzazione islamista, madre di tutti i moderni fondamentalismi non wahabiti, la sharia, ovvero la legge del Corano, governa tutti i rapporti sociali dalla famiglia allo Stato passando per la giustizia. La stessa organizzazione annovera tra le proprie guide spirituali lo sceicco Youssef al Qaradawi, il predicatore di Al Jazeera noto per ricordare ricorrentemente ai fedeli l'hadith del Profeta in cui si profetizza la «conquista di Roma». Una conquista da realizzare secondo Qradawi, non «attraverso la spada, ma attraverso la Da'wa», ovvero il proselitismo.

Caso vuole che tra i membri della Qatar Charity arrivati in Italia per finanziare l'Ucoii vi sia Ahmed al-Hammadi, portabandiera di un progetto chiamato Ghaith (pioggia) che punta a disseminare in Europa progetti legati alla Da'wa islamica, ovvero al proselitismo. Se le parole hanno un senso la prima condizione da richiedere a Ezzedin Elzir e all'Ucoii è la sottoscrizione di un patto in cui in cambio dell'8 per mille s'impegnano a rinunciare a qualsiasi finanziamento straniero, primo fra tutti quelli del Qatar, e a far passare tutte i fondi per la costruzione di moschee sotto la lente di Guardia di Finanza, servizi di sicurezza e magistratura. Perché - come ricordava ieri il premier francese Manuel Valls - ogni patto con le comunità islamiche deve essere a questo punto privo di ambiguità.

«Se l'Islam non aiuta più la Repubblica a combattere coloro che mettono in discussione le libertà pubbliche - ricorda il premier socialista - sarà sempre più duro per la Repubblica garantire il libero esercizio del culto».

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