L'Italia ci prova: "Un tavolo di pace"

La mossa di Di Maio. La Farnesina: sostegno a Kiev ma dialogo aperto con Mosca

L'Italia ci prova: "Un tavolo di pace"

Luigi Di Maio in questi giorni è una trottola, come è anche normale che sia, con una guerra ai confini dell'Europa. Dopo non aver lesinato aggettivi forti nei confronti di Vladimir Putin, dalla Farnesina continuano a lavorare su più binari. Il primo, scontato, è «la condanna dell'aggressione all'Ucraina». Un appoggio a Kiev che, per l'Italia, deve basarsi sul sistema delle sanzioni a Mosca. Seguendo il ragionamento secondo cui «le sanzioni sono l'unico modo per fermare la guerra, per togliere linfa alla macchina militare» di Putin. In parallelo c'è la diplomazia, che stenta. Ma che Roma prova a rilanciare con la proposta di «una conferenza di pace», nella speranza che il ruolo dell'Italia possa essere importante per risolvere la crisi. «Questo non vuol dire che ospiteremo eventuali incontri tra ucraini e russi, ma che è fondamentale sostenere l'Ucraina e allo stesso tempo non chiudere il dialogo con Mosca», spiegano dal ministero di Di Maio. E per l'ex capo politico del M5s «conferenza di pace» vuol dire tentare di mettere allo stesso tavolo Putin e Volodymyr Zelensky. «Bisogna accelerare sulla diplomazia», dice Di Maio a Radio anch'io, su Rai Radio 1. L'obiettivo, che sembra lontano, è il «cessate il fuoco». Ma l'Italia prova a ritagliarsi il ruolo di «Paese che sta facendo di più per la pace». Il titolare della Farnesina tenta di tenere accesa la fiammella del dialogo mediato dalla Turchia, attraverso un confronto con l'omologo di Ankara Mevlut Cavusoglu. E dalla diplomazia italiana confermano la volontà di Roma di fare da garante della sicurezza dell'Ucraina, punto su cui «non c'è il veto di Mosca».

La dottrina del governo si basa sull'assunto che «la Nato è un'alleanza difensiva» e che per questo «l'Alleanza Atlantica non entrerà in guerra». «Legittimo che altri paesi ambiscano ad entrare nella Nato, ma è un processo che deve rispettare la sovranità dei popoli, le loro istituzioni decideranno», dice il titolare della Farnesina in un'intervista alla Cnn. Mentre sul versante delle sanzioni l'Italia vuole essere più rigida di altri paesi europei. Di Maio ha ribadito che «non ci sono veti sull'embargo di gas e petrolio». Anzi ci sono delle riflessioni in corso su come impedire che il veto di un singolo Stato europeo possa impedire l'applicazione di alcune sanzioni da parte dell'Ue. Di Maio conferma l'approccio: «Ci prepariamo a nuovi pacchetti di sanzioni, massimo mandato alla Commissione europea per stabilire i prossimi passi». E ancora: «L'Italia e l'Europa devono implementare i propri programmi di sicurezza energetica, che passano anche per un tetto massimo al prezzo del gas».

Ma sul raggiungimento di questo obiettivo pesa il veto dell'Olanda. Perciò Di Maio va ripetendo nei suoi incontri che «l'europeismo deve essere la bussola per affrontare questa crisi» e rilancia sulla «difesa comune europea, non alternativa alla Nato ma complementare».

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