L'Italia muore di sete. Acqua razionata per salvare i raccolti

Danni per 2 miliardi: ordinanze anti-sprechi. Le Regioni: "Stato di calamità nazionale"

L'Italia muore di sete. Acqua razionata per salvare i raccolti

Milano. I campi italiani muoiono di sete. La spaventosa siccità degli ultimi mesi e le alte temperature in arrivo stringono in una morsa l'agricoltura e la biodiversità del Paese, con danni economici stimati in 2 miliardi da Coldiretti.

La fotografia di questo disastro va dalla Lombardia alla Sicilia, passando per Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Puglia e Calabria. La minaccia incombe in particolare sulla Pianura Padana, vero e proprio «giacimento» del «made in Italy» agroalimentare. Le Regioni sono pronte a chiedere lo stato di calamità, intanto per combattere gli sprechi, alcuni sindaci introducono divieti, andando oltre i semplici appelli all'uso responsabile dell'acqua. Fra Novara e del Verbano Cusio Ossola sono undici i centri in allarme rosso: sono già in corso interventi con autobotti, chiusure notturne dell'acqua e ordinanze di non potabilità. Tutti i Comuni toscani, poi, sono stati invitati dall'Autorità idrica ad adottare misure per la tutela della risorse idropotabili durante l'estate.

La siccità è senza precedenti. In alcune zone del Paese non piove da 3-4 mesi, le riserve di neve sembrano già esaurite e dopo un maggio fra i più caldi di sempre l'anticiclone subtropicale previsto per i prossimi giorni fa temere il peggio. In Toscana si stima che un corso d'acqua su due registri portate inferiori alla media, con precipitazioni in calo dal 50% al 70%. In Puglia, a rischio desertificazione sono il 57% delle aree utilizzabili. L'Italia, storicamente ricca d'acqua, ora ha sete e il bacino del Po è la spia più evidente di questo allarme. Il delta del «Grande fiume», ormai, è stato conquistato dal cuneo salino, già risalito per decine di chilometri. Il più importante fiume italiano è da mesi largamente al di sotto dei minimi storici. Fra Mantova e Ferrara appaiono distese di sabbia. A Vercelli sono riemersi i resti di un bastione medievale. Al Ponte della Becca, il Po è sceso a -3,7 metri, ai livelli più bassi da 70 anni. Anche il Ticino soffre, in alcuni tratti si può attraversare a piedi. A Pavia, è ormai normale la vista delle fondamenta dei ponti antichi. In rapida decrescita anche i grandi laghi del Nord Italia: il Maggiore si è abbassato di 20 centimetri, il Lario di oltre 30 e l'Iseo di 7.

Istituzioni, produttori ed esperti, per una volta, sono uniti, nel prefigurare l'impatto di questo scenario, che parte dal clima e arriva a uno shock del settore primario. Nella Pianura Padana alcune coltivazioni sono andate bruciate e i produttori hanno deciso di iniziare il taglio del mais, pur rimettendoci, per salvare il salvabile. In Puglia inquieta la riduzione nelle rese dei cereali, ma anche di foraggi, ortaggi e frutta, e si stima un calo nelle olive del 40%. In Sicilia, anche chi ha sistemi di irrigazione moderni fatica bagnare gli agrumi. A secco anche fichidindia, seminativi, ortaggi. In Liguria, Coldiretti segnala problemi anche agli uliveti e al basilico usato per il pesto. La Toscana rischia con girasoli, mais, ma anche di olive, ortaggi e frutta. In Sardegna, Coldiretti denuncia come il caldo torrido stia scatenando la furia delle cavallette che stanno devastando 30mila ettari di raccolti.

Le Regioni corrono ai ripari. L'intero Nord sarebbe pronto a chiedere lo stato di calamità naturale. Alcuni Comuni si muovono: a Tradate, nel Varesotto sarà multato chi con l'acqua potabile innaffia il giardino, lava la macchina o riempie le piscine.

La Lombardia, intanto, prova a tamponare: è vicino l'uso di almeno quattro vecchie cave come bacini e ieri i produttori idroelettrici hanno deciso aumenteranno i rilasci dell'acqua, nonostante i timori che permangono anche sul fronte della crisi energetica legata anche alla guerra. Una nuova emergenza, oggi, prevale.

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