Coronavirus

L'Italia precipita all'11 aprile 4.458 casi: decuplicati da luglio

Boom di tamponi e nuovi contagi, il record in Campania. Speranza: "Faremo di tutto per evitare misure drastiche"

L'Italia precipita all'11 aprile 4.458 casi: decuplicati da luglio

Patricia Tagliaferri

Sono numeri impressionanti quelli dell'ultimo bollettino del ministero della Salute. Dati che fanno tornare il Paese ai livelli dell'11 aprile, smorzando gli entusiasmi di chi aveva sperato che il peggio fosse passato. Il picco registrato ieri dimostra che non è così: i nuovi casi nelle ultime 24 ore sono 4.458. A fronte di un record di tamponi, però: ieri ne sono stati fatti 128.098, quasi 3mila in più. Calano i morti, che passano da 31 a 22, ma aumentano di 21 unità i pazienti gravi in terapia intensiva. «Da nove settimane i nostri dati crescono e cresceranno ancora, in linea con l'Europa. Faremo tutto ciò che è necessario per evitare misure drastiche», assicura il ministro della Salute, Roberto Speranza.

Oltre ai bollettini quotidiani, anche il consueto monitoraggio della Fondazione Gimbe mostra come la curva dei contagi stia crescendo ad un ritmo decisamente sostenuto. Nell'ultima settima l'incremento è stato del 42,4%. «Dal 30 settembre al 6 ottobre la curva dei contagi si è impennata, in conseguenza del netto incremento del rapporto positivi/casi testati. Si conferma inoltre la crescita costante dei pazienti ospedalizzati con sintomi e di quelli in terapia intensiva», spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione. Sono lontani i numeri di quest'estate, quando il Covid aveva rallentato la sua corsa. «Da metà luglio i nuovi casi settimanali sono più che decuplicati (da poco oltre 1.400 a più di 17.000), con incremento del rapporto positivi/casi testati dallo 0,8% al 4%», si evince dal monitoraggio. Anche il versante delle ospedalizzazioni comincia a registrare dati allarmanti. «Da fine luglio si rileva un incremento dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva, che sono aumentati rispettivamente da 732 a 3.625 e da 49 a 319. Se il dato nazionale non lascia intravedere alcun sovraccarico dei servizi ospedalieri, iniziano ad emergere differenze regionali rilevanti», sottolinea Cartabellotta. In lento ma costante incremento anche il trend dei decessi: il numero dei pazienti che non ce l'hanno fatta è aumentato da 46 a 155 per settimana.

Allarmanti le parole di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute: «Se non ci muoviamo, c'è il rischio di arrivare a 16mila casi al giorno». Anche Fabrizio Pregliasco, dell'Università degli Studi di Milano, si aspetta nuovi incrementi. Un fenomeno che il virologo lega alla percentuale dei tamponi fatti, alla fine delle vacanze, alla riapertura delle scuole e ai contagi intrafamiliari. «Più positivi troviamo e meglio è, perché riusciamo ad individuare i tanti casi asintomatici che prima non vedevamo e che sono la causa della diffusione del virus. Ma il dato di riferimento per una preoccupazione è quello delle terapie intensive e per ora la situazione è ancora buona».

Non si parla ancora di chiusure generalizzate, come a marzo, ma si cominciano a vedere mini-lockdown, come quello deciso dalla Regione Lazio a Latina, dove dal 4 ottobre si è registrato un incremento dei casi pari al 155%. L'ordinanza firmata dal governatore Nicola Zingaretti impone restrizioni «soft» che interessano la movida e la chiusura anticipata di pub, bar e ristoranti alle ore 24. Ai tavoli dei locali ci si potrà sedere al massimo in 4, sempre distanziati, e alle feste private sono consentiti al massimo 20 partecipanti.

Nessuna regione è a zero contagi ed è sempre la Campania a registrare il maggiore incremento, con 757 casi, il 59% dei quali nel napoletano. Seguono la Lombardia (683) e il Veneto (491).

) Il governatore Vincenzo De Luca ieri ha incontrato il ministro Speranza e il commissario Domenico Arcuri e ha chiesto test e personale medico per far fronte all'emergenza.

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