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L'Italia sogna leadership autorevoli

Abbiamo avuto la pandemia e la guerra, la crisi del sistema politico e quella dell'ordine geopolitico, la recessione e l'inflazione. Problemi giganteschi e inaspettati

L'Italia sogna leadership autorevoli

Abbiamo avuto la pandemia e la guerra, la crisi del sistema politico e quella dell'ordine geopolitico, la recessione e l'inflazione. Problemi giganteschi e inaspettati. Ma chi pensa che il peggio sia destinato progressivamente a passare si illude. La prossima legislatura non sarà più facile di quella attuale, anzi: tutto lascia credere che per l'Italia il peggio debba ancora venire.

Durante la Prima Repubblica siamo stati sorretti e tenuti in forma dal contesto internazionale perché avevamo in casa il partito comunista più forte d'Occidente e confinavamo ad est col blocco sovietico. Il male comune della Guerra fredda si è rivelato un mezzo gaudio per la fragile e divisa Italia. Non è un caso che con il crollo dell'Unione sovietica sia crollata anche la Prima repubblica. Qualcosa di vagamente simile accade oggi. La pandemia ci ha posti sulla stessa barca dei partner europei, la guerra di Putin all'Occidente ha attenuato le differenze e allineato le priorità. Ma se le crisi globali con cui ci stiamo tutti assieme cimentando rientreranno, se nuove e inaspettate minacce comuni non insorgeranno e se non prenderà improvviso vigore la costruzione di un'Europa politica, beh, allora saremo soli. Soli con i nostri problemi. Il debito pubblico, ad esempio. Finché tutti gli Stati si indebitavano per mitigare le conseguenze del Covid il problema non si è posto, ma ora che l'emergenza sanitaria comincia a scemare ecco che, complice il rialzo dei tassi di interesse disposto dalla Bce, lo spread torna a salire. Dovremmo tendere al 60%, siamo oltre il 150% nel rapporto tra debito e Pil. Un debito «buono», ha detto Draghi. Un debito che tornerà ad essere giudicato «cattivo» dai mercati finanziari, dagli investitori internazionali e dalle istituzioni europee non appena Mario Draghi lascerà Palazzo Chigi. Possiamo sperare nei primi effetti benefici delle riforme del Pnrr, possiamo essere sicuri che ci attendono tempi segnati da forti crisi sociali e da massicce ondate migratorie. Tempi nuovi, perché nuovo sarà l'ordine politico interno, europeo, occidentale e globale che chi vivrà da protagonista quei tempi ormai prossimi dovrà necessariamente costruire.

Mai come nella prossima legislatura l'Italia avrà bisogno di leadership autorevoli, di stabilità politica e di maggioranze parlamentari compattate da una comune visione di governo. Una visione, cioè, del futuro dell'Italia all'alba di un nuovo ciclo politico, in una fase di rapidissimi cambiamenti, in un mondo tutto da ripensare e in buona parte da ricostruire.

Ad oggi, c'è poco da stare tranquilli.

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