Lite Meloni-Salvini sul caso Menia. Sugli ex Fli c'è il veto di Giorgia

Tensione sull'arrivo nel Carroccio dell'ex fedelissimo di An

Lite Meloni-Salvini sul caso Menia. Sugli ex Fli c'è il veto di Giorgia

Roma - Il fantasma di Gianfranco Fini fa «scoppiare» la coppia (un tempo affiatata) tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Da Trieste, la leader di Fdi ha rottamato dalla storia della destra ogni traccia di Fini. Nella stessa città, che ha ospitato il secondo congresso nazionale di Fdi, il segretario della Lega Nord ha ripescato un finiano. Di cui si erano perse le tracce da tempo.

L'ultimo acquisto in casa leghista è Roberto Menia: un irriducibile dell'ex leader di An, approdato nel Carroccio grazie all'intesa con il movimento nazionale per la sovranità, fondato da Francesco Storace e Gianni Alemanno. Movimento politico di cui il triestino Menia è vicesegretario nazionale. Menia è uno dei finiani non pentiti: dopo la disfatta elettorale del 2013, l'ex deputato di An ha traghettato Futuro e Libertà, il partito fondato da Fini all'indomani della rottura con Silvio Berlusconi, fino allo scioglimento. Diventandone di fatto il liquidatore. Roberto Menia è l'uomo che l'ex presidente della Camera ha piazzato nel Cda della fondazione che gestisce il patrimonio di An, in cui siedono anche Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri. L'ingresso di un finiano nella Lega Nord è un problema per Salvini. Soprattutto perché non sarà semplice far ingoiare il rospo all'elettorato del Carroccio. E non solo: il nome di Menia rischia di inasprire i toni del confronto con l'alleata Meloni. Che da Trieste ha chiuso le porte del centrodestra ai traditori. L'imbarazzo per il leader del Carroccio è un dato di fatto: non è un caso che Salvini abbia deciso di non mettere la propria faccia, spedendo avanti il braccio destro Giancarlo Giorgetti nella conferenza stampa a Montecitorio per ufficializzare l'adesione alla Lega di Storace, Alemanno. E del finiano Menia. Ma c'è un altro aspetto da non sottovalutare: l'alleanza con Fratelli di Italia, che ora può subire pesanti contraccolpi. L'avvertimento della Meloni è stato chiaro: «Le alleanze si faranno, solo se ci saranno le condizioni. In caso contrario seguiremo un'altra strada». Strada che porta alla corsa solitaria. Ma quali sono le condizioni che pone il capo politico di Fdi per non abbandonare il centrodestra? Patti chiari sui programmi. Ovviamente. Il leader di Fdi vuole garanzie anche sui profili dei candidati. Garanzie che non riguardano solo la fedina penale (per evitare di ripetere le polemiche siciliane sugli impresantabili ) ma il veto su riciclati e traditori. Al primo posto della lista «nera» della Meloni ci sono i finiani tra cui Menia. Ma lo stop riguarda anche gli ex An come Storace e Alemanno.

Nonostante l'ex sindaco di Roma, che ieri ha nuovamente attaccato il leader di Fdi per la scelta del nuovo simbolo, abbia dichiarato che non intenda candidarsi, Giorgia Meloni ha posto un paletto invalicabile sulle candidature: nei collegi uninominali, in cui la coalizione correrà unita, Fratelli d'Italia non appoggerà mai una candidatura di Storace o Alemanno. E né tantomeno quella del finiano Menia». La patata bollente è ora nelle mani di Salvini che dovrà decidere, se rompere l'asse con la Meloni o rinunciare ai voti degli ex finiani.

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