Milano - Sarà dura ritrovare armonia. Un'impresa al limite dell'impossibile. Troppo clamoroso e plateale lo strappo. Troppa la leadership da riaffermare. E troppo, d'altra parte, l'orgoglio da limare. Ieri Michele Santoro ha postato sul sito di Servizio Pubblico una nota in cui ristabilisce misure e gerarchie della querelle televisiva del momento. Innanzi tutto, ha offerto una via d'uscita a Travaglio augurandosi che l'abbandono dello studio «sia stato determinato da circostanze e umori del momento». In seconda battuta, ha riaffermato la conditio per il proseguimento del rapporto, nel rispetto della linea editoriale «che prevede attenzione e ascolto nei confronti di tutti». Infine, «se ciò non fosse possibile, per una differente valutazione sul formato, sulle regole e sulle caratteristiche di Servizio Pubblico », sarebbe assicurata l'ospitalità «a un giornalista che giudico eccellente», che così potrà sempre «manifestare il suo pensiero e - attenzione alla chiusa tagliente - aumentare la platea delle persone interessate al suo lavoro». Insomma, Santoro si augura che la collaborazione prosegua. Ma ribadisce il suo ruolo e sottolinea che Travaglio deve a lui la grande visibilità di questi anni. Se vuoi andiamo avanti, ma devi stare al tuo posto. Altrimenti farai l'ospite. Un boccone amaro da mandare giù per Travaglio. Anche perché bisogna riconoscere che il condirettore del Fatto , l'altra sera appellato erroneamente vicedirettore, ha contribuito non poco all'audience del talk show. Chi conosce Marco, dubita fortemente che piegherà il capino. Forse ne sapremo di più oggi.
Di certo Travaglio si è sentito ferito dall'intervento di Michele: «Qui non si insultano le persone. Adesso basta». A quel punto, prima contestato da uno degli spalatori di fango di Genova, poi criticato da Burlando, se n'è andato sibilando a mezza voce: «Non ho insultato nessuno». Per lui dire a Burlando «risponda delle porcate che ha fatto in questi trent'anni» non è un insulto ma una critica. Sarà. Ma il diverbio con il governatore ligure è stata solo l'ultima goccia che ha fatto tracimare la bile. L'altra sera si è visto chiaramente che la divaricazione tra le due anime del programma è profonda. Nel suo editoriale, Santoro se l'è presa con Grillo, mentre poco più tardi Travaglio ha attaccato frontalmente, e per l'ennesima volta, «il nostro unico faro, Renzi». Il problema di Travaglio poi è coprirsi nei confronti dei tanti fan grillini, oltre a giustificare la sua partecipazione a un talk dove non s'invitano mai altri colleghi del Fatto , pure azionista della società che lo produce. Insomma, il rebus è complicato. Perché deve trovare soluzione a conflitti psicologici e temperamentali, a divergenze politiche, a differenti valutazioni editoriali e televisive, oltre a problematiche di natura economica.
Fino a qualche tempo fa, nell'incertezza, si sparava sul Nemico Pubblico Numero Uno e lo share saliva. Ora la galassia santoriana naviga a vista, vittima di uno smarrimento che la sballotta da una puntata all'altra.
Di certo la prossima è molto attesa. Poi si vedrà. Anche perché il timoniere sembra accusare sintomi di stanchezza. Cairo assiste, preoccupato. Probabile l'anticipo a metà novembre della messa in onda di Announo di Giulia Innocenzi. Fra i due litiganti...
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