"L'iter dettato dal leader leghista? Sì, è possibile andare subito alle elezioni"

Il docente: «Ma la riforma costituzionale non entrerebbe subito in vigore»

"L'iter dettato dal leader leghista? Sì, è possibile andare subito alle elezioni"

Roma «Tecnicamente è possibile andare al voto, anche il giorno dopo aver approvato la legge sul taglio dei parlamentari, ma la legge non sarebbe promulgata e i suoi effetti non si avrebbero in questa legislatura, né in quella futura». E dunque per Gaetano Azzariti, professore di Diritto Costituzionale all'università Roma La Sapienza il numero dei seggi rimarrebbe inalterato e non ci sarebbe bisogno di riscrivere una nuova legge elettorale, «dato che la situazione sarebbe sterilizzata. Anche se approvata la riforma mancherebbero le normative di dettaglio».

Matteo Salvini si ieri detto pronto a votare la legge chiamata «Taglia poltrone» ma ha chiesto il ritorno alle urne subito dopo l'approvazione. È possibile?

«A tutto concedere non esiste un divieto assoluto per quanto riguarda il voto, ma bisogna tenere conto che subito dopo l'approvazione di una legge costituzionale, come è quella sul taglio dei parlamentari, bisogna attendere almeno tre mesi».

Per quale ragione?

«La costituzione prevede 3 mesi per dare la possibilità di raccogliere le firme e chiedere un referendum che non è solo probabile venga chiesto, ma doveroso per la legge. Se poi la richiesta è validamente proposta bisogna attendere lo svolgimento del referendum».

Non serve soltanto approvare la riforma. Non siamo alla quarta lettura?

«Se la riforma fosse passata al Senato con una maggioranza di due terzi, e così anche alla Camera in pratica con un voto quasi unanime, non sarebbe servito. La legge sarebbe stata approvata e promulgata. Ma non è questo il caso. Il referendum, con i sui tempi, non si può scongiurare».

Quanti mesi potrebbero passare dal voto sulla legge «Taglia poltrone» al ritorno concreto alle urne?

«Sicuramente non meno di otto-dodici mesi. Come detto, ne servono tre per attendere che qualcuno raccolga le firme e altri per espletare il referendum nonché adeguare la legge elettorale alla nuova situazione».

È possibile sfiduciare il premier Giuseppe Conte prima di quel voto, vale a dire prima del 22 agosto?

«Stiamo parlando dell'atto più grave, la sfiducia al premier. Deve esserci una discussione e soltanto dopo si può procedere al voto. Ma preciso che tutto questo non è mai accaduto in passato».

Cosa accadeva in passato?

«Un premier, solitamente, non arriva al voto di sfiducia. Allo scatenare di una crisi si reca al Colle e o per rimette il suo mandato nelle mani del Capo dello Stato ovvero per dare seguito ad un chiarimento in parlamento».

Sul tavolo ci sono due mozioni di sfiducia. Una è stata presentata dal Pd contro Salvini e un'altra è della Lega nei confronti di Conte. Quale si vota prima?

«Il Pd ha presentato una mozione di sfiducia individuale. Se l'avesse presentata all'intero governo poteva avere la precedenza. Oggi si discuterebbe prima quella al premier Conte, ma il calendario deve stabilirlo la Capigruppo».

C'è azzardo e o c'è calcolo nella mossa di

Salvini?

«Salvini ha l'onere di spiegare come intende proseguire in questi sei mesi. Potrebbe aver sottovalutato i tempi del diritto costituzionale o, forse, conosceva benissimo i tempi di entrata a regime di questa riforma».

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