Mentre scriviamo, a Parigi sta succedendo di tutto. Non bastava la strage di mercoledì nella sede del settimanale satirico Charlie Hebdo , di cui abbiamo ampiamente riferito. Ieri gli stessi terroristi - islamisti doc, non cristiani spagnoli o bavaresi, e lo diciamo a chi è duro di comprendonio - hanno sequestrato numerose persone, trattenendole in ostaggio sotto il tiro delle armi. Al momento non è possibile prevedere se l'escalation violenta continuerà.
Non siamo ottimisti. La sensazione è che gli assassini siano solo all'inizio della guerra e che possano contare su complici pronti a subentrare loro nell'attività intimidatoria contro la Francia. Già, la Francia. Per ora è il Paese che ha pagato il prezzo più alto ed è probabile che non abbia ancora saldato il conto, considerati gli accadimenti in corso. Ma è l'intero Occidente a essere minacciato, l'Italia in particolare, verificato che alcuni capi di coloro i quali hanno compiuto l'eccidio in redazione frequentavano assiduamente la moschea di Milano.
Chi si illude di non aver nulla da temere dall'ondata di violenza fondamentalista, osservi la realtà togliendosi le fette di salame dagli occhi. Salame politicamente corretto che impedisce a tanta gente di valutare i pericoli cui andiamo incontro, essendo le nostre città piene di immigrati dei quali sappiamo poco e che non è escluso siano fiancheggiatori delle bande sanguinarie.
Non c'è nulla di più stolido dell'ignorare un problema per finire di non essere in grado di risolverlo. Da un paio di giorni, leggendo i giornali e seguendo i programmi televisivi, si constata la tendenza di politici, intellettuali e commentatori a ritenere il fenomeno terroristico grave, però marginale, riguardante solo una ristretta minoranza di esaltati dediti a sparare in nome di Allah senza, tuttavia, avere alcunché da condividere con la massa di correligionari pacifici, moderati e sostanzialmente ostili a chi commette attentati. In pratica, gli intelligentoni sono persuasi che si debbano combattere gli eversori con gli stessi criteri con cui si tenta di neutralizzare la delinquenza comune, evitando di mischiare i crimini con presunte motivazioni spirituali. La parola d'ordine politicamente corretta è questa: distinguere gli assassini dalla cultura islamica. Ovvero non fare di ogni erba un fascio. Cosicché ci si perde in mille discussioni e si smarrisce la bussola.
Infuria la violenza alle porte di casa nostra e noi, invece di sbarrare l'uscio, ci gingilliamo nei dibattiti incoraggiati da dichiarazioni ufficiali consolatorie: il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha affermato che se in Europa sono presenti circa 3.000 terroristi, in Italia ve ne sono soltanto 53. Quindi? Nessuna paura. Calma e gesso.
La verità è che gli assassini non sono censibili. Agiscono nell'ombra e ci si accorge di loro quando premono il grilletto. Eppure dovremmo essere al corrente: dove si sviluppano organizzazioni terroristiche, immancabilmente c'è chi - numerose persone - protegge gli eserciti clandestini col silenzio, che talvolta diventa autentico fiancheggiamento. Trascuriamo il fatto che gli islamisti operanti in Europa godono dell'appoggio di vari Paesi del Medio Oriente, teatro di stragi quotidiane, decapitazioni, crocifissioni, persino massacri di bambini; luoghi raggiungibili dal Belpaese con poche ore di volo.
Il reclutamento di esaltati in Inghilterra, Francia, Italia eccetera è agevolato dal fatto che tagliagole e similari sono dipinti in vari ambienti come eroi, degni di essere imitati. Non c'è nulla di più contagioso del male, del cattivo esempio. Coloro che si arruolano spesso sono immigrati di seconda o terza generazione apparentemente integrati, ma influenzati dall'integralismo dei gruppi in cui sono cresciuti. Una cultura non facilmente sradicabile.
Gli abitanti in Europa sono suppergiù 700 milioni e 56 milioni di essi professano la religione musulmana. Troppi di costoro non si oppongono con decisione al terrorismo, preferiscono tacere dando la sensazione di approvarlo. Perché? Questo è il punto.
La comunità islamica per essere credibile ha l'obbligo d'isolare le pecore nere, farle sentire sole, disprezzarle in forma clamorosa e denunciarle, dimostrando concretamente di prendere le distanze da esse. Il resto è chiacchiera da talk show, politicamente corretta, ma vana se non dannosa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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