Coronavirus

"Lombardi, state a casa o non potremo più curarvi"

Appello di Fontana: "Sanità al limite, pronti a misure più dure". Ospedale in Fiera a Milano, oggi il progetto

"Lombardi, state a casa o non potremo più curarvi"

State a casa o arriverà un altro giro di vite. Quello firmato da Attilio Fontana è l'ultimatum di un padre di famiglia. «Lo sto dicendo in modo educato - avverte il governatore - ma tra poco bisognerà cambiare il tono, se non lo capite con le buone: non dovete uscire».

Le risorse strutturali e umane della sanità lombarda sono allo stremo, da giorni. I pazienti in terapia intensiva sono 924. E alla Regione non restano che due carte: lavorare giorno e notte alla costruzione di un nuovo ospedale in Fiera, e convincere in tutti i modi i cittadini - soprattutto milanesi - a rallentare al massimo la vita sociale, per rallentare un contagio che ha velocità impressionante. «Purtroppo - ha sottolineato Fontana nella sua diretta video - i numeri del contagio non si riducono, continuano a essere alti e tra poco non saremo in grado di dare una risposta a chi si ammala».

I morti sono arrivati a quota 1.959, 319 solo ieri. Nella notte fra martedì e ieri - tramite Aeronautica militare - è stato disposto il trasferimento a Bari di due pazienti ricoverati al «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo, una delle città più colpite, uno degli ospedali più stremati. Uno dei due pazienti, durante il volo, è andato in arresto cardiaco e purtroppo è deceduto nonostante le manovre dei rianimatori sulla pista di atterraggio. «Vi stiamo chiedendo un sacrificio per salvare le vite umane - ha detto quindi Fontana - Forse non lo avete ancora capito ma ogni uscita di casa è un rischio per voi e per gli altri. Se si dovesse andare avanti con comportamenti errati chiederemo al governo di emanare provvedimenti ancora più rigorosi».

Fermare tutto, fermarsi subito per fermare il contagio. Questo l'invito sempre più pressante, vitale della Regione. L'altra scommessa è l'apertura di una grande terapia intensiva alla Fiera di Milano. Non solo un reparto, un ospedale vero e proprio, come ha anticipato l'assessore regionale Davide Caparini. «Il progetto - ha spiegato - da temporaneo è diventato più strutturato, con sala operatoria, Tac e laboratori e la strumentazione per offrire un'assistenza che coprirà tutto il lasso di tempo necessario. Entro domani (oggi, ndr) il progetto vedrà la luce e sarà definito nei dettagli e poi si darà poi il via al giorno zero per conteggiare il tempo affinché il primo paziente possa entrare in terapia intensiva». Si parte, insomma.

Quello milanese sarà il primo di tre hub nazionali. L'artefice di questa impresa sarà Guido Bertolaso, che ieri ha visitato l'ospedale di Lodi. «In questo momento stiamo lottando pancia a terra - ha detto il consulente speciale del governatore - per contribuire con tutta la nostra esperienza a risolvere una situazione davanti alla quale serve tutta l'esperienza maturata durante altre calamità. Per raggiungere gli obiettivi che insieme a Regione Lombardia ci siamo prefissati a sostegno dell'intero sistema Paese, occorre la totale partecipazione e il totale sostegno della popolazione. Per questo chiediamo a chi può, di garantire il proprio concreto apporto».

E l'apporto sta arrivando. Fondazione Fiera Milano ha aperto un fondo destinato a raccogliere capitali e risorse per la realizzazione dell'ospedale al Portello, stanziando per prima un milione dalle sue riserve. Una delle priorità è trovare i respiratori, e ne servono 400, tanti quanti saranno i posti letto del nuovo centro. La Lombardia li cerca anche sul mercato estero. «Stiamo lavorando intensamente - ha garantito Fontana - apportando modifiche progettuali che vanno nella direzione di far coesistere le esigenze strutturali con quelle sanitarie.

Il lavoro sta andando avanti bene e la speranza di riuscire ad arrivare a breve alla realizzazione di questo grande ospedale è sempre più concreta».

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