Lombardia eden jihadista: "Lì passi inosservato..."

La ricetta per mimetizzarsi al Nord nei verbali di un pentito tunisino: "Vita normale e lavoro"

Lombardia eden jihadista: "Lì passi inosservato..."

Bari - «La Lombardia è un'altra cosala Lombardia puoi passare inosservato lì, anche in un paese piccolobasta saper fare, diciamo, i fatti tuoi»; e ancora: «Se vai a rompereubriacoi cittadini telefonano, ma se ti vedono alzarti la mattina, beh lì è una mentalità diversa, una cosa che non credo si possa fare qui al Sud. Assolutamente».

Così, con queste parole, Jelassi Rihad, cittadino tunisino, collaboratore di giustizia nell'ambito di una vecchia inchiesta della Dda di Bari, racconta in un interrogatorio del 16 giugno del 2010 dinanzi ai carabinieri del Ros l'importanza di Milano e provincia per i jihadisti che attraversano l'Europa. Quelle indagini sulla presenza ad Andria di una presunta cellula terroristica sono poi approdate in a processo finendo al centro di una lunga battaglia giudiziaria. Che si è conclusa con l'assoluzione da parte della Cassazione, che il 15 luglio scorso ha annullato le condanne inflitte a cinque persone in primo e secondo grado; tra gli imputati c'era anche l'ex imam di Andria, espulso dall'Italia il 13 agosto.

I giudici della Suprema Corte non hanno quindi accolto l'impostazione dell'accusa. Ma quel fascicolo mantiene comunque una grande rilevanza investigativa perché è arricchito dalle rivelazioni di tre pentiti. Dai verbali emerge una precisa strategia, mirata a conquistare l'invisibilità attraverso la facciata di una vita normale e soprattutto anonima nel laborioso Nord Italia. Rihad parla di Legnano e la descrive come «una cittadina nella ricca Lombardia che non destava sospetti»... c'era già una casa a disposizione per diversi anni senza che nessuno sospettava non c'era criminalità». Il tunisino si sofferma sull'organizzazione logistica e riferisce che il suo punto di riferimento era a Gallarate. «Aveva contatti con tutto il mondo», dichiara Rihad. Che precisa: «Lui aveva la lineadel nord, diciamo, facevaVarese, Chiasso, poi Belgio e poi lì prendevano gli aerei». Il pentito aggiunge che quell'uomo aveva a disposizione anche «un altro appartamento a Legnano, sempre lì in quella zona della Lombardia, dove i soggetti venivano ospitati per qualche giorno» e poi «partivano direttamente perché è vicino. Un'ora e siamo già alla frontiera», spiega. E trovare un alloggio, a quanto pare, non era un problema. «Allora io andavo a Vareseallora a Milano, quando eravamo a Milano si legge ancora nei verbali avevamo un appartamento a Legnano, un altro a Gallarate dove quelli che dovevano andare in Afghanistan, nei campi di addestramento, rimanevano in questi appartamenti, non uscivano ehpoi fanno Varese, Como, Chiasso ed entrano in Svizzera e dalla Svizzera prendevano un aereo».

In un precedente interrogatorio, del 26 novembre 2009, Rihad rivela che «il terrorista fa una vita di doppio senso» e sottolinea che «è preferibile avere un lavoro in regola come copertura» in quanto «l'extracomunitario che lavora, che contribuisce allo Stato è apprezzato».

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