La Lombardia respira: meno ricoveri in terapia intensiva

È la prima volta. Tiene anche il Sud. Gli esperti invitano alla prudenza: «C'è ancora da soffrire»

La Lombardia respira: meno ricoveri in terapia intensiva

Anche ieri si è registrata una «frenata» dei contagi nel Milanese, dove i dati fanno segnare un + 235 (l'altroieri erano stati 347) che poi, se raffrontato all'incremento in un giorno solo registrato il 26 marzo scorso di 848 nuovi casi, fa tirare un sospiro di sollievo al capoluogo lombardo. Ancora quindi una giornata di calo nei contagi anche a Brescia dove si scende sotto i 200 nuovi casi registrati ieri fermandosi a +154.

Stabile l'evoluzione nella provincia di Bergamo sempre però su dati bassi: 138 nuovi casi (ieri 137). Restano sui dati dei giorni scorsi Monza con +100 (ieri +97) e il Lodigiano, la zona da dove è partito il contagio, con 29 nuovi casi. Aumentano i casi a Pavia, +97 rispetto ai 62 di ieri e Cremona con +81 (ieri 26). Ma occorre tener conto, come ha sempre spiegato l'assessore al Welfare Giulio Gallera, che non tutti i laboratori danno i risultati dei tamponi con le stesse tempistiche.

I dati sulla frenata dei contagi «sono una conferma di una speranza che diventa qualcosa di più, anche se non dobbiamo abbassare la guardia», ha sottolineato Gallera.

Trend incoraggiante anche in gran parte delle altre regioni del nord, così come nell'area centrale del paese e in quella del meridione dove i numeri del contagio sembrano essersi stabilizzati in maniera da non giustificare particolari allarmismi per un immediato futuro. Ma c'è chi, opportunamente, mette in guardia da eccessivi ottimismi: «Dobbiamo essere realisti, prego tutti di non valutare i numeri che vengono dati ogni giorno, guarderei il trend che è in diminuzione. Diventerà picco quando ci sarà un calo drastico. Una cosa dai numeri si evince, non c'è più quella crescita violenta di qualche giorno fa. Le misure messe in atto hanno sortito gli effetti sperati. Meno contagi hai, meno gente muore e quindi progressivamente si tornerà ad una normalizzazione». ha detto il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, intervenuto nel corso della trasmissione «Gli Inascoltabili» in onda su Nsl Radio e Tv.

«Questo è un virus che è passato dall'animale all'uomo - ha aggiunto - nulla di creato in laboratorio. Non credo per nulla alla teoria del complotto». Il viceministro della Salute ha poi aggiunto: «Il Nord Italia è stato tanto sfortunato perchè ci sono stati molto focolai antecedenti al paziente 1 di Codogno. Io credo che per il Sud sono state le norme di blocco dell'Italia a far sì che lì non ci fosse la diffusione che c'è stata al Nord».

Intanto gli italiani continuano a porsi sempre la stessa domanda: a maggio i casi di Covid nel nostro Paese si azzereranno, come prevedono alcuni modelli matematici?

«C'è tutto un fiorire di modelli matematici, talvolta semplicistici. Noi dobbiamo guardare i numeri reali e c'è una buona notizia: come avevo previsto in questi giorni vediamo i segnali dell'efficacia delle misure adottate. Dobbiamo tenere duro con queste misure molto rigorose fino a Pasqua, dopodiché possiamo iniziare a pensare a strategie di allentamento modulate e progressive», spiega Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità. «Penso ad uno stop and go sulla base delle rilevazioni, o a misure diverse in base ai territori -ha aggiunto Rezza -.

In tutti i casi è fondamentale avere un monitoraggio attento di quel che accade sul territorio, con la ricerca attiva dei casi, e magari l'uso di app come in Corea. Il virus non sparisce all'improvviso, e non si può pensare a un liberi tutti dopo Pasqua».

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