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Così il terrorismo dei virologi è stato smontato dai fatti

Il tanto temuto rialzo dell'indice Rt dopo la festa scudetto dei tifosi dell'Inter e le riaperture di bar e ristoranti non c'è stato. Con buona pace dei catastrofisti

Così il terrorismo dei virologi è stato smontato dai fatti

Tanto tuonò che alla fine non piovve. Il temutissimo rialzo della curva dei contagi in Lombardia dopo le riaperture di bar e ristoranti ma soprattutto dopo il mega-assembramento in Piazza Duomo del 2 maggio improvvisato dai tifosi dell'Inter in occasione della vittoria dello scudetto, non c'è stato.

Sebbene per l'ufficialità si dovrà aspettare il classico monitoraggio del venerdì, quindi di domani, è praticamente certo che la Lombardia resterà in zona gialla e che, addirittura, l'indice Rt continua a scendere. Il dato, calcolato sui casi sintomatici, è sceso a 0,87, mentre la scorsa settimana era a quota 0,92. L'incidenza settimana ogni 100mila abitanti invece, il parametro a cui si fa riferimento per la definizione del colore, si attesta intorno ai 90 contagi, a fronte dei 114 della rilevazione precedente. Migliorano anche, seppur in modo meno evidente, sia i ricoveri in terapia intensiva (448, in calo di 6 unità) sia i ricoveri nei reparti ordinari (2441 contro 2556).

Insomma, i frutti dell'imponente campagna vaccinale messa in piedi dal Pirellone nello scorse settimane iniziano a maturare. E proprio alla vigilia dell'ulteriore accelerata auspicata dal Generale Figliuolo che dovrebbe portare la Lombardia ad aprire le prenotazioni per i 40enni, col Governatore Attilio Fontana che a Radio 24 ha spiegato: "Noi vogliamo fare le cose sempre con coerenza. Non vogliamo fare sparate che non hanno molto significato. Valutiamo dopo il 20 di maggio". La Regione al momento viaggia ad un ritmo di 80/85mila inoculazioni giornaliere, che potranno essere potenziate fino a 150mila coinvolgendo maggiormente medici di base e farmacie. Ma molto dipenderà, soprattutto, dal numero di dosi disponibili. Proprio per questo Fontana vuole aspettare una settimana, perché dal 20 maggio la Regione avrà il quadro dei nuovi sieri in consegna.

Il dato lombardo comunque, evidenzia una volta di più l'eccessiva drammatizzazione mediatica degli eventi. Dopo la festa scudetto dell'Inter, un po' come sucesse a Napoli in occasione della morte di Diego Armando Maradona, era partito il cronometro dell'apocalisse per determinare quanto sarebbe costata la "bravata" dei milanesi in termini di picchi di contagio. La direttrice del laboratorio del Sacco, Maria Rita Gismondo, disse: "Mi auguro che essendo all’aria aperta, con contatti non troppo prolungati, le conseguenze non si paghino, ma le premesse ci sono tutte". Mentre l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, assessore alla Sanità della Regione Puglia, spiegò sicuro: "I grandi assembramenti possono innescare catene di contagio. Focolai intrafamiliari".

Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit (Società italiana malattie infettive) si riferì alla festa in Piazza Duomo come un "errore gravissimo che costerà qualche vita umana". Il virologo Giovanni Maga del Cnr di Pavia, addirittura, scomodò il paragone con l'India, la cui catastrofe "non ha a che fare con la variante indiana", ma col fatto che "sono state troppo allentate le misure quando la situazione era difficile". Massimo Galli, direttore del Sacco di Milano nonché tifoso interista, fu tra i primi a manifestare il disappunto: "È stata una manifestazione che, in quei termini, non aveva senso".

Più pacati, e ben più evocativi, i pareri dell'immunologo Mauro Minelli e del prof. Giuseppe Remuzzi. Il primo quantificò in dieci giorni il lasso di tempo necessario a rilevare gli effetti della festa nerazzurra "per capire se e come dobbiamo considerare l’estate". Il secondo si limitò a dire: "Se c'è una cosa che abbiamo imparato, è che nessuno ha certezze. Se questa cosa avrà conseguenze, semplicemente non lo so. Ma penso che tra due-tre settimane potremmo vederlo come se fosse un esperimento scientifico: se stare all'aperto si traduce in un aumento dei casi o no".

Alla luce dei fatti, si tratta di uno stress-test pienamente riuscito.

Che non deve certo foraggiare l'irresponsabilità, ma nemmeno alimentare l'ostinazione a dipingere scenari tragici.

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