Coronavirus

La Lombardia vuole ripartire. A maggio e dalle quattro "D"

Distanza, dispositivi, digitale e diagnosi: con questo paradigma si cerca di tornare (per gradi) alla normalità

La Lombardia vuole ripartire. A maggio e dalle quattro "D"

Una «nuova normalità». Non si tornerà subito alla vita di prima in Lombardia, ma dal 4 maggio - gradualmente - si dovrà trovare una normalità diversa, in cui regneranno prevenzione, cura e programmazione. Con un paradigma che si declina con quattro «D»: distanza, dispositivi, digitale e diagnosi.

La Regione ha annunciato ieri che chiederà al governo di dare il via libera dal 4 maggio alle attività produttive, nel rispetto di queste «quattro D»: un metro di distanza di sicurezza tra le persone, dispositivi di protezione per tutti (ovvero obbligo di mascherina), dove possibile smart working e diagnosi di massa, grazie ai test sierologici messi a punto in collaborazione col San Matteo di Pavia. L'idea è quella di eseguire decine di migliaia di test al giorno, a partire dalle categorie e dalle aree più esposte, compresa ovviamente Milano.

«Tutto questo - ha spiegato ieri, ufficialmente, la Regione - sarà accompagnato da un piano per riaprire, in orario scaglionato, uffici e aziende e, successivamente, scuole e università». E un esempio della «nuova normalità» saranno le aperture scaglionate delle attività sull'arco di tutta la settimana per evitare il sovraffollamento dei mezzi pubblici».

Questa svolta è stata possibile grazie a un consolidato miglioramento della situazione generale, in quella che resta la regione più colpita. In Lombardia il numero totale dei positivi al Covid19 ieri è aumentato di 827 unità, un dato inferiore a quello registrato negli ultimi giorni. I decessi restano molti purtroppo. Ma in calo consolidato risulta anche la pressione sulle strutture ospedaliere, il «fronte» da cui arrivano le novità più positive. I ricoverati in terapia intensiva diminuiscono (-48), come quelli non in terapia intensiva (-34, ieri +49). E altre 674 persone hanno lasciato gli ospedali, dove rimangono 12.043 pazienti.

La situazione di Milano, dove oggi in tutte le edicole saranno distribuite gratuitamente novantamila mascherine (grazie ad un'intesa tra l'assessorato alla protezione civile della Lombardia e il distributore nazionale M-dis), pare migliorare ma resta sotto osservazione. E a dare sicurezza, in questo cauto rientro alla normalità, ci sarà, una garanzia in più: l'ospedale in Fiera. «Facendo tesoro della prima fase della pandemia - dicono dalla Regione - l'ospedale straordinario alla Fiera di Milano (che è costato zero euro pubblici) diventerà il presidio che veglierà sulla salute dei lombardi come una vera e propria assicurazione contro il sovraffollamento delle altre strutture regionali.

Accanto a questo terreno sanitario, c'è quello delle misure economiche: cassa integrazione garantita dalla Regione, piano di sostegno per piccole e medie imprese (sul tavolo c'è un pacchetto di facilitazioni per l'accesso al credito, con la possibilità di mobilitare risorse fino a un miliardo) e provvedimenti a beneficio del personale sanitario (stabilizzazione e bonus economico con almeno 80 milioni della Regione Lombardia in aggiunta ai fondi del governo).

Questo percorso sarà condiviso con le università, i soggetti rappresentativi del «Patto per lo sviluppo», del terzo settore e degli stessi gruppi consiliari regionali.

«È la via lombarda alla libertà - dice il governatore Attilio Fontana - Regione Lombardia vuole progettare la nuova normalità con il tessuto sociale, culturale, imprenditoriale perché deve essere frutto di un lavoro comune e disegnare priorità di intervento e di investimento».

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