Coronavirus

L'Oms: "Quarta ondata". In Italia 4mila casi. Altro record a Parigi, Londra: +60% di morti

Sotto controllo ricoveri e terapie intensive, ma con i vecchi parametri Lazio, Sicilia, Sardegna e Veneto avrebbero già dati da zona gialla

L'Oms: "Quarta ondata". In Italia 4mila casi. Altro record a Parigi, Londra: +60% di morti

Quarta ondata. E ci siamo dentro. Superata un'iniziale reticenza ora lo evidenziano tutti: esperti scientifici e chi ha responsabilità istituzionali. Il coronavirus lasciato libero di diffondersi è mutato, è diventato più contagioso e sta rialzando la testa. Anche se la barriera dei vaccini contiene le conseguenze più gravi l'Organizzazione mondiale della sanità valuta che in agosto nel mondo si sforeranno i 200 milioni di casi. In Inghilterra e in Francia i contagi corrono. Nel Regno Unito ieri oltre 44mila contagi e 73 morti con un incremento dei decessi rispetto alla settimana precedente del 60%. Anche in Francia si registra un nuovo record con 21mila nuovi casi in 24 ore.

E che cosa succede in casa nostra? Se si guarda alla crescita dell'ultima settimana si registra un più 115 per cento di casi. Anche il bollettino di ieri mostra una decisa impennata; 4.259 nuovi casi e 21 decessi in 24 ore. Sono 235.097 i tamponi eseguiti e il tasso di positività sale all'1,8 per cento. Non si registra invece un aumento analogo nelle ospedalizzazioni: in totale sono 158 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, meno 7 nel saldo tra entrate e uscite con 9 nuovi ingressi. I ricoverati nei reparti ordinari sono 1.196, soltanto due in più rispetto al giorno precedente.

«La variante Delta deve sicuramente preoccuparci, perché i contagi salgono e continueranno a salire e arriveranno a dei livelli secondo me molto vicini a quelli del Regno Unito per la fine dell'estate», prevede il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri che però è ottimista per quanto riguarda le ospedalizzazioni. Per Sileri all'aumento dei casi non corrisponderà «un cospicuo aumento di ricoverati e di coloro che rischiano di morire».

E non stupisce che le Regioni stiano chiedendo con insistenza di cambiare gli indicatori che automaticamente comportano il passaggio a una fascia di rischio più alta. Se si guardano i dati attraverso la lente della Fondazione Gimbe si evidenzia come in molti territori negli ultimi 14 giorni si sia registrato un aumento di contagi tale da elevare l'incidenza di casi per 100mila abitanti oltre i 50, ovvero oltre la soglia di rischio che comporta il passaggio in zona gialla. Si tratta di dati che andranno «assestati». Il Lazio balza a 72 casi. Un boom che l'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato, ha attribuito ai festeggiamenti conseguenti alla vittoria agli Europei. Ma sempre valutati sullo stesso periodo ci sono anche gli 81 casi della Sicilia, gli 86 della Sardegna e i 74 del Veneto. La Lombardia resta al di sotto della soglia di rischio con 39 casi mentre la Toscana la sfiora con 47 casi, seguita dall'Emilia Romagna con 45.

E dunque l'Oms lancia un nuovo allarme che sembra diretto soprattutto alle scelte di alcuni governi. Ad esempio quello di Boris Johnson che, anche di fronte a una crescita esponenziale dei casi, ha deciso per le riaperture facendo anche cadere l'obbligo delle mascherine.

«Chiunque pensi che la pandemia di Covid19 sia finita, perché dove risiede è finita, vive nel paradiso degli sciocchi», ha affermato a Tokyo il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel suo intervento presso il Comitato olimpico internazionale. Anche se ora il mondo possiede l'arma del vaccino, ha insistito Ghebreyesus, «non lo sta usando bene». Sono ancora troppi i Paesi esclusi dalla protezione dove il virus prospera e muta.

La scorsa settimana, il numero più alto di contagi è stato riscontrato negli Stati Uniti, 216.433 pari a un più 66 per cento; Indonesia più 44; Regno Unito più 41.

Le ragioni della ripresa per l'Oms sono inequivocabili: la circolazione di varianti maggiormente trasmissibili dovuta all'allentamento delle restrizioni sanitarie e all'aumento dei contatti sociali oltre all'accesso iniquo alla vaccinazione a livello mondiale.

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