
Gran Bretagna, Canada e Australia hanno riconosciuto formalmente lo Stato palestinese. Aumenta così la pressione su Israele affinché allevi la crisi umanitaria a Gaza e mette tre importanti alleati degli Stati Uniti in conflitto con l'amministrazione Trump. Un cambiamento significativo nella politica estera dei governi occidentali e un riflesso della crescente insoddisfazione globale nei confronti dello Stato ebraico dopo quasi due anni di guerra nella Striscia. Gli annunci, sembrerebbe coordinati, sono arrivati alla vigilia della riunione annuale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, che si terrà oggi, durante la quale anche Francia e Portogallo dovrebbero votare per il riconoscimento dello Stato palestinese. L'azione aggraverà l'isolamento diplomatico di Benjamin Netanyahu, ma, finora, ha fatto ben poco per frenare la sua campagna militare contro Hamas, che ha ucciso decine di migliaia di persone e lasciato in macerie gran parte dell'enclave. Starmer ha però immediatamente precisato che Hamas è un'organizzazione terroristica e non dovrebbe avere alcun ruolo nella futura governance di uno Stato palestinese. Ha anche chiarito che avrebbe imposto una serie di ulteriori sanzioni economiche contro il gruppo islamista e che gli ostaggi devono essere rilasciati subito. La mossa di Londra è una vittoria simbolica per i palestinesi, dato che il Paese è un alleato di lunga data di Israele. Oltre 140 Paesi riconoscono già lo Stato palestinese. Netanyahu ha subito reagito: "Uno Stato palestinese metterebbe in pericolo l'esistenza di Israele. Non nascerà mai". I falchi del governo israeliano pure hanno risposto a muso duro. Ben Gvir ha annunciato: "Proporrò l'annessione della Cisgiordania".
Per Starmer, che ha lavorato come avvocato per i diritti umani prima di entrare in politica, la decisione è stata comunque un gioco di equilibri. Ha cercato di evitare la tensione tra Gran Bretagna e Stati Uniti su questioni come il commercio e la guerra in Ucraina. Ha anche puntualizzato che alcuni membri della sua famiglia vivevano in Israele (la moglie Victoria, nata in Gran Bretagna, è ebrea). "Capisco in prima persona l'impatto psicologico" degli attacchi di Hamas contro civili e soldati israeliani nell'ottobre 2023, ha spiegato. L'ondata di Paesi occidentali che riconoscono la Palestina sottolinea però la profonda frustrazione in molte capitali occidentali per la campagna israeliana a Gaza e per l'annessione di sempre parti maggiori della Cisgiordania. Anche la politica interna ha avuto un ruolo nella decisione di Starmer. La pressione è aumentata all'interno del suo partito laburista, così come nell'opinione pubblica interna. La Gran Bretagna ha già sì sospeso alcune vendite di armi a Israele, continua però a fornire componenti per i caccia F-35, utilizzati dall'aeronautica militare di Tel Aviv negli attacchi su Gaza.
Il governo ha emesso pure sanzioni contro due ministri del governo Netanyahu: Ben-Gvir e Smotrich. Downing Street invece ha segnalato che potrebbe arrestare Netanyahu se entrasse in Gran Bretagna, impegnandosi a rispettare i propri "obblighi legali come stabilito dal diritto interno e dal diritto internazionale". La Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti lo scorso novembre. Tuttavia la decisione del riconoscimento dello Stato palestinese permetterebbe a quest'ultimo di aprire un'ambasciata a pieno titolo nel Regno Unito, in Canada e in Australia.
Ciò che è certo è che l'opinione pubblica di tutto il mondo è diventata sempre più critica nei confronti della risposta di Israele, ritenendola sproporzionata rispetto all'attacco iniziale, che ha causato la morte di circa 1.200 israeliani, la più grande perdita di vite umane tra gli ebrei dai tempi dell'Olocausto.