L'Onu: sì al ricorso di Puigdemont

La commissione diritti umani ammette l'appello. Lui dal carcere: «Arrendermi? Mai»

L'Onu: sì al ricorso di Puigdemont

L'ultima- disperata- mossa è chiedere aiuto all'Onu che non dice no. La Commissione diritti umani delle Nazioni unite ha dichiarato ricevibile il ricorso presentato dall'ex governatore catalano Carles Puigdemont che dal carcere in Germania dice «non mi arrenderò mai». Il leader dei separatisti che chiama in causa Madrid che avrebbe violato il suo diritto a essere eletto e le sue libertà di espressione e associazione.

Puigdemont aveva presentato il ricorso lo scorso 1° marzo e l'accettazione è giunta dunque in meno di un mese, la Spagna ha sei mesi di tempo per presentare osservazioni e informazioni. La Commissione nei giorni scorsi aveva già dichiarato ricevibile il ricorso di un altro leader catalano detenuto, Jordi Sanchez, chiedendo in forma cautelare alla Spagna di tutelare i suoi diritti politici.

In Spagna intanto la protesta per l'arresto di Puigdemont continua, la mobilitazione va avanti, con azioni molti vistose. È dovuta intervenire la polizia per sbloccare strade e autostrade da nord a sud della regione bloccate a partire dall'alba. I «comitati di difesa della repubblica» hanno costretto automobili e camion a lunghe code, vicino alla frontiera con la Francia, e nella provincia di Tarragona, verso Valencia. Le barricate sono formate da piccoli gruppi con bandiere indipendentiste, manifestanti molto giovani che chiedono la libertà «dei prigionieri politici» e promettono di andare avanti per tutta la notte.

E la tensione resta molto alta e il Paese è spaccato, confuso e chiamato a schierarsi su tutto. Anche sul giudice Pablo LLarena, l'uomo che ha fatto arrestare Puigdemont in Germania. Un idolo per gli unionisti, un demonio per gli altri, e dalla rete emerge qualcosa che fa davvero spavento: intercettati messaggi di morte per lui e la sua famiglia. A far spavento davvero l'indirizzo del giudice e la sua routine quotidiana con tanto di orari e spostamenti. «Da ora non potranno più girare per strada», scrivono. Poi, un altro post in cui viene chiarito il nome e il cognome della moglie, il lavoro che fa e dove trovarla. «Bisogna diffonderlo il più possibile perchè sappiano che non può più uscire di casa!» Minacce pesanti, che fanno paura e male a un paese che ha da troppo poco finito di fare i conti con il terrorismo. Per lui e per la sua famiglia è stata chiesta la scorta, ma l'impressione è che si stia scavando una frattura profonda eccome, che alimenta sospetti e insofferenza, che crea rivali e antagonisti.

Tra vicini di casa, compagni di classe, colleghi di lavoro, in famiglia. Unionisti e separatisti due mondi lontanissimi. Chi sta con Madrid e chi con Barcellona, i disobbedienti in piazza, gli altri a urlare «traditori».

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