Il presidente del Consiglio Mario Draghi vola al Consiglio europeo con l'abito del «sovranista». Il premier si traveste da «nemico» dell'Europa, ingaggiando un braccio di ferro con la commissione dopo l'ordinanza sui viaggi varata dal governo italiano. Draghi va subito al punto: «C'è Omicron che ha capacità di contagio nettamente superiore alle altre varianti, da noi i contagi con Omicron sono meno dello 0,2%, in altri Paesi la variante è molto diffusa, ad esempio in Danimarca, in Regno Unito diffusissima, per cui si è pensato di attuare la stessa pratica che si usa oggi per i visitatori che provengono dal Regno Unito, non credo ci sia molto da riflettere su questo».
Eccola la risposta alla Commissione europea, irritata nei confronti dell'Italia dopo l'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che introduce l'obbligo del test negativo in partenza per tutti gli arrivi dai Paesi dell'Unione Europea. Mentre per i non vaccinati, oltre al test negativo, è prevista la quarantena di 5 giorni.
Misura su cui Bruxelles protesta: «Non abbiamo ricevuto alcuna notifica sui test obbligatori per i viaggiatori diretti in Italia» - avverte il portavoce della Commissione Europea per la Giustizia Christian Wigand.
Intanto la Grecia segue il fronte rigorista: da domenica tutti i viaggiatori in ingresso dovranno esibire non solo il green pass, ma anche un tampone molecolare negativo.
Ma nello scontro con l'Italia, l'Europa cade nel più classico dei paradossi. Da un lato protesta per la chiusura dei confini. Dall'altro l'avanzata rapida della Omicron in 59 Paesi spinge il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) a ritenere che «la probabilità di un'ulteriore diffusione della variante Omicron è molto elevata ed alzare il livello di guardia». Per la direttrice, Andrea Ammon, «la sola vaccinazione non basta ma è urgente una forte azione per ridurre la trasmissione e contenere l'impatto sui sistemi sanitari».
Dunque, è un via libera alle misure adottate in autonomia dall'Italia. Misure su cui anche gli altri leader europei sono d'accordo.
Spedito il messaggio a Bruxelles, Draghi rimette i panni dell'europeista ortodosso quando invoca il bilancio comune europeo: «Serve una riflessione sulla creazione di un bilancio comune a livello europeo» Si cala poi nella parte del «politico scafato» quando cerca l'applauso dell'Aula di Montecitorio con il ringraziamento (un unicum) ai deputati. Prova a strappare qualche lacrima quando auspica lo «sguardo di tutti verso le fasce deboli». L'inquilino di Palazzo Chigi, nel doppio intervento, tocca tutti temi: pandemia, migranti, crisi Russia-Ucraina, vaccini, banche e immigrazione. E non lascia nessuno a mani vuote.
Ma quello sui viaggi non è l'unico fronte aperto da Draghi con l'Europa. C'è la partita (da vincere) sul patto di stabilità: «Le regole del patto di stabilità come era prima non sono andate bene, hanno aggravato i problemi dei Paesi in crisi».
E affonda il colpo sul meccanismo dell'unanimità in Ue che va superato. Sul fronte interno, sono due i punti su cui il premier insiste: Pnrr e lotta al covid. A chi in queste ore rimprovera all'esecutivo un certo immobilismo nell'attuazione dei progetti del Pnrr Draghi replica: «Il governo farà il punto anche sui 51 obiettivi da realizzare entro la fine dell'anno, che sono in larga parte già acquisiti e che siamo certi di raggiungere». Draghi difende il green pass «scelta di libertà» e intravede la luce: «Dobbiamo difendere la normalità conquistata con le unghie e i denti». L'appello rivolto agli italiani è a vaccinarsi: «Voglio incoraggiare ancora una volta chi non si è vaccinato a farlo al più presto e chi ha fatto le prime due dosi a fare la terza appena possibile».
Ma c'è un punto che lo tormenta: «I governi dei Paesi più ricchi e le case farmaceutiche hanno preso impegni significativi per la distribuzione di vaccini gratis o a basso costo agli Stati più poveri. Dobbiamo dare seguito a queste promesse con maggiore determinazione».
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