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L'ordine ai parlamentari M5s: ​"Vietato parlare di Parma"

Marco Vagnozzi, presidente del consiglio comunale di Parma: "Pare che Rocco Casalino abbia impartito un ordine di servizio a tutti i parlamentari: vietato parlare di Parma"

L'ordine ai parlamentari M5s: ​"Vietato parlare di Parma"

“Mi è arrivata una voce… pare che Rocco Casalino (addetto stampa del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle al Senato e coordinatore della comunicazione nazionale con quella regionale e comunale, ndr) abbia impartito un ordine di servizio a tutti i parlamentari: vietato parlare di Parma. Sarebbe gravissimo se un responsabile della comunicazione imponesse il silenzio su un argomento a tutti i parlamentari e non solo. Non so se questa voce che mi è arrivata sia vera, constato però che da due anni a questa parte noi di Parma siamo diventati un tabù per il gruppo dirigente del Movimento…”. Marco Vagnozzi dal 2012 è presidente del consiglio comunale di Parma. Ternano di nascita, dal 1995 parmigiano di adozione, dal 2005 militante del mondo grillino (“in un certo senso la tessera a Pizzarotti l’ho fatta io…”, scherza).

Parma non è una città qualsiasi nella geografia dell’Italia a 5 Stelle. Qui nel 2012 Beppe Grillo parlò davanti a 10mila persone, in piazza della Pilotta, disse “è la nostra presa della Bastiglia, la nostra Stalingrado”, spinse Federico Pizzarotti alla vittoria nel ballottaggio contro il Pd Bernazzoli, potente presidente della provincia. “Da Parma nascerà la terza Repubblica” gridò il Beppe nazionale sul palco addentando una fettona di Parmigiano Reggiano. Uno show, un evento politico nazionale, una vittoria annunciata. Oggi su Parma è calato il silenzio, le foto dell’epoca sono peggio che ingiallite: sono strappate.

“In questi giorni siamo impegnati nella riqualificazione dell’Ospedale Vecchio e sulla mobilità di via Romagnosi per rivitalizzare la zona della Ghiaia”. Inutili i toni da governo amministrativo di Vagnozzi, Parma è un caso politico nazionale.

Che aria tira in Comune?

“Non è il primo momento critico o di tensione che attraversiamo, ci siamo abituati. Dopo una settimana certo non facile, di stress, abbiamo ripreso il lavoro per la città. Perché, sia chiaro, Pizzarotti non è solo. Siamo tutti con lui”.

Nomine per la gestione del teatro, multe cancellate, inceneritore: possibile che qualsiasi cosa faccia, l’amministrazione Pizzarotti entri nell’occhio del ciclone?

“Intanto le multe sono state archiviate a 1.439 cittadini di Parma, non solo a me e a qualche altro esponente dell’amministrazione. E l’inceneritore abbiamo fatto di tutto per chiuderlo, come avevamo detto in campagna elettorale. Quello che sembra un ciclone in realtà è una tempesta in un bicchiere d’acqua. C’è una parte del M5S che applaude a qualsiasi cosa facciano Grillo, il direttorio e lo staff della Casaleggio. Dicono, cresciamo elettoralmente, per cui hanno ragione loro. In parte è vero. Ma poi non è possibile usare le regole come vestiti su misura”.

Quando è accaduto questo?

“Non si possono usare due pesi e tre misure. Il sindaco di Livorno non è stato sospeso e quello di Parma sì, a parità di iscrizione nel registro degli indagati. Il sindaco di Pomezia non ha detto che gli era arrivato un avviso di garanzia come non lo ha detto quello di Parma, ma al primo non hanno contestato nulla… C’è una chiara discriminazione dei vertici nazionali del Movimento contro l’amministrazione di Parma”.

Perché questa discriminazione proprio contro Parma?

“Posso avanzare solo delle ipotesi. Magari Federico Pizzarotti dà fastidio, è troppo autonomo…”.

Com’è cambiato il Movimento 5 Stelle in questi anni?

“C’erano discussioni aperte sui problemi del territorio, ogni appuntamento elettorale era una battaglia e una verifica sui nostri programmi. Oggi mi pare che ci siano troppi selfie con i nostri parlamentari, che sono bravissimi, ma non servono per i selfie. Oggi mi pare che ci siano troppe questioni personali, di tifo. Ma, cito Grillo, “le idee uniscono, le ideologie separano”. Ecco, l’elemento personalistico è un’ideologia”.

Il professor Paolo Becchi, ex ideologo fuoriuscito dal Movimento 5 Stelle, ha detto che a Parma esistono due M5S. Uno sta con il sindaco, un altro con Grillo e Casaleggio: è così?

“No, il M5S è uno. Da diverso tempo, circa sei mesi, è nato un Movimento 5 Stelle-Parma che vota con il Pd e che è stato organizzato da due consiglieri comunali che sono stati da subito una spina nel fianco della maggioranza con la quale si erano presentati ed erano stati eletti. Uno è arrivato a votare contro il bilancio preventivo; per una cosa simile, ma molto meno grave, a Livorno hanno espulso dal M5S tre consiglieri. Ma su questo movimento parallelo di Parma c’è silenzio assoluto dai vertici nazionali”.

Nel 2012 siete entrati in Comune. Che situazione avete trovato in eredità dalla giunta di centrodestra di Pietro Vignali?

“Il commissario prefettizio non aveva nemmeno nominato un responsabile del settore finanziario. C’erano 870 milioni di euro di buco e oggi sono 440, 35 società partecipate, più del Comune di Milano. La città aveva ancora in corpo le tossine del crac della Parmalat, la paura di fallire, di perdere il suo benessere, la sua qualità della vita. C’era una spesa di 3 mln e mezzo di euro solo per i dirigenti comunali, l’abbiamo portata 2 mln. Alcune strade erano in stato pietoso, con le aziende di manutenzione creditrici del Comune, le abbiamo aggiustate. I lavori della stazione ferroviaria erano fermi, costo 250 mln, che abbiamo portato a 180 mln. Ci davano per spacciati, falliti, invece ce l’abbiamo fatta, lavorando con tutte le realtà della città”.

Se i vertici del Movimento 5 Stelle cacciassero il sindaco Pizzarotti cosa succederà? Già nel 2014 Grillo lo bollò come “Capitan Pizza”…

“Quando succederà decideremo il da farsi. Per ora continuiamo il nostro lavoro assieme al sindaco”.

Governare le città, si dice. Governare è sfidare l’impopolarità, ascoltare tutte le proteste dei cittadini, tenere le strade pulite e far funzionare i mezzi pubblici, spesso con casse vuote o quasi. Certo, nessuno è perfetto. Ma a Parma l’amministrazione ha speso 8 mln per rimuovere tutto l’amianto dalle scuole, ha presentato un calendario della stagione teatrale al Verdi compatibile con le esigenze dei tour operator, ha dimezzato la voragine che rischiava di far vivere alla città un altro bruciante fallimento, ha portato a Parma il marchio Unesco di “città creativa per la gastronomia”. Anche questo avrebbe dovuto fare di Parma la vetrina del governo a 5 Stelle. Questo non è accaduto. Anzi, la vetrina viene spaccata a colpi di mattone un giorno sì e l’altro pure. Ed è elemento di riflessione proprio perché Parma dovrebbe essere la più importante realtà istituzionale governata dal Movimento 5 Stelle, cioè da un partito che ha preso quasi 9 milioni di voti alle elezioni politiche del 2013 e che si propone di governare l’Italia. Ciò che accade in terra verdiana non riguarda solo i 5 Stelle, solo i parmigiani (quelli della città) e i parmensi (quelli della provincia).

Ma tutti gli italiani.

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