Oggi è il giorno del dolore composto e controllato. È una madre ferita a morte ma che non si sente sconfitta. Alberta Brambilla Pisoni raccoglie le idee e davanti agli avvocati racconta di questo suo figlio capace e geniale, con quella luce negli occhi di chi nel mestiere dell'avvocato aveva trovato non un lavoro ma una vocazione, una chiamata, una missione più alta, una passione che probabilmente sì, prima di crescere sui libri e sui banchi era stata trasmessa dall'amore di una madre anche lei avvocato. Essere avvocato per Lorenzo Claris Appiani non era una questione di status, di casta, per Lorenzo era scintilla. È questo che racconta Alberta con gli occhi lucidi. «È morto perché non è stato una marionetta in mano al suo cliente». E allora è inevitabile partire da lì: da quella prima volta di Lorenzo, il giorno del suo giuramento. Doveva essere il primo di una grande carriera perché era entusiasto e bravo. Promettente e umile. Con la voglia di fare e di fare bene. «Lorenzo mi diceva spesso lo sai mamma che il nostro, quello degli avvocati, è il giuramento più bello di tutti. Io li ho letti gli altri giuramenti ma bello come il nostro non ce n'è...Consapevole dell'alta dignità della professione forense e della sua funzione sociale. Le senti queste parole, mamma. Senza diritto, senza di noi, non ci sarebbe niente, non ci sarebbe lo Stato, non ci sarebbe la comunità, non ci sarebbe la famiglia». Vibra la voce di Alberta perché si sente che quell'entusiasmo glielo aveva trasmesso lei. Che la chiave giusta per essere avvocato arrivava da lontano, dalle radici, dalla sua famiglia, da quella grande casa dove viveva con la famiglia intera; il suo appartamento davanti a quello della nonna, accanto la sorella magistrato.
Il giorno dopo, lo strazio di questa donna si è trasformato in orgoglio e dignità. È diventato memoria in onore di un figlio morto a cui lei aveva trasmesso la passione per l'avvocatura. «Era mio figlio e aveva talento». Non deve essere stato facile per Alberta Brambilla Pisoni parlare nell'aula magna del palazzo di giustizia di Milano.
Proprio lì, a poche stanze accanto, il giorno prima il suo ragazzo ha perso la vita. «Lorenzo era orgoglioso del suo lavoro». Il groppo in gola e le frasi da ricordare, il vestito nero e gli appunti perché l'emozione può far perdere il filo anche a chi è abituata a parlare in aula. Ma oggi è diverso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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