Chiara Giannini
Il sindaco di Riace, Domenico Lucano, ha detto che risponderà a tutte le domande. Non si sottrarrà alle sue responsabilità davanti ai giudici. Ieri il giudice per le indagini preliminari, Domenico Di Croce, ha interrogato il primo cittadino arrestato martedì con l'accusa di aver tentato di far convolare a nozze alcune straniere con uomini italiani per consentire alle donne di poter rimanere in Italia, ma anche di aver dato alcuni lavori in appalto diretto a due cooperative di Riace.
Accompagnato dai suoi due legali, gli avvocati Andrea Daqua e Antonio Mazzone, Lucano ha spiegato di aver ribadito al giudice «una cosa molto chiara. Forse la Costituzione la rispetto più io che tanti che si nascondono dietro le regole - è l'allusione neanche troppo velata al ministro degli Interni Matteo Salvini -. La prima regola della Costituzione italiana, che nasce dalla Resistenza, è avere rispetto della dignità degli esseri umani. È la prima regola. Questi esseri umani non hanno colore della pelle, non hanno nazionalità. Sono tutti esseri umani allo stesso modo, con nessuna differenza».
Il sindaco non ha restrizioni particolari, può comunicare o ricevere persone, secondo quanto deciso dal gip. Lucano ha chiarito anche: «C'è una mafia che controlla questo ciclo dei rifiuti e praticamente io ho cercato di fare luce, di coinvolgere le cooperative sociali. Devo pagare per questo?». Ha quindi insistito sul reato di umanità. E ha poi puntualizzato di aver celebrato un solo matrimonio. I legali hanno annunciato che non si avvarranno di un'istanza di attenuazione della misura cautelare, perché ricorreranno direttamente al tribunale del Riesame. «Non ho mai chiesto soldi ad alcuno - ha quindi precisato - a chi voleva darmeli ho sempre detto di devolverli in beneficenza. A Riace sono stati usati soldi pubblici solo per progetti relativi ai migranti o per alleviare le sofferenze, opportunità di lavoro o di integrazione o dare una vita migliore a perseguitati e richiedenti asilo».
Bisognerà capire se le sue dichiarazioni hanno convinto il gip e, soprattutto, quello che deciderà il tribunale del Riesame, a cui anche il procuratore Luigi D'Alessio ha deciso di ricorrere per far valere
ciò che è contenuto nelle oltre mille pagine dell'ordinanza d'arresto poi smontata in parte dal giudice delle indagini preliminari. Mille pagine, secondo D'Alessio, che Di Croce avrebbe letto con una certa superficialità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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