Guerra in Ucraina

L'Ue: "Crimini di guerra". Verso l'embargo sul gas

Lituania e baltici annunciano il blocco: "Si può". Berlino apre. E gli Usa studiano nuove sanzioni

L'Ue: "Crimini di guerra". Verso l'embargo sul gas

Anche l'ultimo tabù potrebbe presto cadere. Lo stop all'acquisto di gas russo, nel breve termine, è un'opzione che promette di arrivare molto prima del previsto sul tavolo dei leader europei. Gli orrori di Bucha, dove l'esercito russo ha sterminato centinaia di civili in modo brutale, è percepita dalle cancellerie occidentali come la linea rossa che Mosca ha oltrepassato, un accanimento nei confronti della popolazione ucraina che non può più essere tollerato. E a riprova che gli umori stanno cambiando nel vecchio continente sono arrivate ieri dichiarazioni importanti dalla Germania, il Paese che insieme all'Italia dipende più di ogni altro dal gas russo, rispettivamente del 55% e del 40%. La ministra della Difesa, Christine Lambrecht ha invitato i ministri degli Esteri dell'Unione europea a discutere la messa al bando delle forniture energetiche dalla Russia, durante un'intervista al Tagesschau, il tg della tv pubblica Ard: «I crimini russi non possono restare senza una risposta». Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha già annunciato nuove sanzioni «a breve» contro Mosca e nuovi aiuti all'Ucraina, ma la ministra Lambrecht si è spinta persino oltre, fino a dire apertamente che la questione dell'approvvigionamento energetico è un'arma che l'Europa può usare anche nell'immediato. «La nostra forza è che non sono stati i singoli Paesi ad andare avanti ma che ci siamo trovati d'accordo su tutto ciò che è sostenibile». Muoversi uniti e in fretta, è la proposta, per smettere di finanziare Mosca con 1 miliardo di euro al giorno di bolletta energetica, come fa l'Ue. Un tema caldo, che diventa caldissimo e sarà affrontato nei prossimi giorni con i partner europei.

D'altra parte anche dall'Italia, mentre ieri il presidente del Consiglio Mario Draghi si univa allo sconcerto internazionale per «la crudeltà spaventosa e inaccettabile» dei «crimini» di Bucha, di cui le autorità russe «dovranno rendere conto», la questione dello stop al gas russo veniva sollevata dal leader del Partito democratico, Enrico Letta. «Quante #Bucha servono prima di passare a un embargo completo su petrolio e gas dalla Russia? Il tempo è finito», ha scritto il segretario del Pd su Twitter, ricevendo subito il consenso di Pierferdinando Casini: «Hai ragione».

A dare il via a un nuovo corso, in questa domenica di orrore che sembra avvicinare l'Europa a una svolta energetica, la Lituania ieri si è potuta gloriare del traguardo di primo Paese europeo a rifiutare il gas russo: «D'ora in poi il nostro Paese non consumerà un solo centimetro cubo del gas tossico russo», ha annunciato con orgoglio la premier Ingrida imonyt, seguita dagli altri Paesi Baltici, Lettonia ed Estonia. «Se possiamo farlo noi, anche il resto d'Europa può farlo», ha spiegato Uldis Bariss, amministratore delegato di Conexus Baltic Grid, il principale operatore di trasporto e stoccaggio di gas naturale in Lettonia.

Eppure il Consiglio europeo di fine marzo non è riuscito a trovare un'intesa su un tetto comune da imporre al prezzo del gas russo, chiesto dagli Stati del Sud (Italia in testa) e a cui si oppongono i Paesi del Nord, guidati da Germania e Paesi Bassi. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, da Baku, sesta tappa di un tour in Algeria, Qatar, Congo, Angola e Mozambico, per trovare alternative all'energia di Mosca, ha annunciato che le importazioni dall'Azerbaigian attraverso il gasdotto Tap cresceranno di 2,5 miliardi di metri cubi all'anno. Ma l'anno scorso il consumo è stato di 70, la strada sembra ancora lunga.

Da Londra, Boris Johnson promette: «Affameremo la macchina da guerra di Putin». E da Washington l'amministrazione Biden fa sapere di essere pronta a inasprire le sanzioni. Il portavoce del dipartimento di stato Usa Ned Price ha annunciato che «continueremo a rafforzare la pressione finché il Cremlino non si calmerà».

Nel mirino il settore minerario, dei trasporti e altre parti del comparto finanziario.

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