Il vaccino anti Covid sviluppato dalla società tedesca BioNTech e da Pfizer non è più un miraggio. Oggi la Ue ne comprerà 300 milioni di dosi (200milioni più un'opzione per altri 100milioni). La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen conferma la sottoscrizione del contratto di acquisto e annuncia l'intenzione di spedire le fiale ai paesi membri il prima possibile.
LE FIALE ALL'ITALIA
Al nostro paese spetta una bella fetta dell'intera partita. La sua quota parte è del 13,51%, quindi 27 milioni di dosi sull'opzione europea da 200milioni, che diventeranno 40,5 milioni se la fornitura crescerà di altre 100 milioni. La ripartizione si basa su fonti Eurostat che suddividono il farmaco sulla base della popolazione di ciascun Stato membro rispetto al totale degli abitanti dell'Ue. Ma il numero delle fiale destinato all'Italia potrebbe lievitare se qualche paese rinuncia alla sua quota.
MANCA UN PIANO
Le buone notizie finiscono qui. Il vaccino ci sarà, verosimilmente le prime dosi arriveranno a fine dicembre, ma in Italia il governo non ha ancora un piano strategico. Non si sa chi farà la distribuzione, a chi dovranno essere consegnate le dosi, chi effettuerà la vaccinazione e chi saranno i beneficiari. Non si capisce neppure se lo Stato accentrerà la gestione della distribuzione in nome della pandemia o se saranno le regioni a doversene occupare.
RAGIONAMENTI
A Roma però prevale la prudenza. Ieri, Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, parlando del vaccino anticovid nel corso della trasmissione televisiva Otto e mezzo ha affermato che da «metà gennaio in poi potranno essere disponibili anche da noi le prime dosi del vaccino, che ragionevolmente saranno offerte prima agli operatori sanitari, alle forze dell'ordine e alle fasce più fragili della popolazione». Lo stesso viceministro Pierpaolo Sileri ha confermato la notizia senza però fornire dettagli sul piano di distribuzione.
IN EUROPA GIÀ I PIANI
E mentre in Italia si «ragiona» a parole, nella Ue diversi paesi hanno già tracciato un piano d'azione. La Norvegia ha stabilito che sarà lo Stato a distribuire la prima dose e la seconda i farmacisti. In Inghilterra sono già stati attrezzati spazi pubblici per la somministrazione come gli Olympic Park Stadium e saranno coinvolti medici e farmacisti per la somministrazione delle fiale. In Belgio si stanno addestrando i farmacisti a fare le vaccinazioni anche se non si è stabilita la procedura di conservazione delle fiale. Svezia e Finlandia puntano sui farmacisti e sono stati evidenziati già seimila punti di raccolta. Centri pubblici i depositari dei vaccini in Spagna. Mentre la Svizzera impiegherà l'esercito e ha stabilito a che temperatura stoccare il vaccino in arrivo. La Germania, infine, ha già identificato 60 centri in cui somministrare le fiale per i pazienti ad alto rischio e il personale medico, quindici aree solo a Berlino.
SIAMO IN RITARDO
Nel nostro paese si ricomincia invece con le incertezze. Denunciate anche da Assoram, l'associazione degli operatori commerciali e logistici di farmaci e salute: il braccio lungo della Sanità, in sostanza, che distribuisce farmaci in tutta Italia. Il suo presidente, Pier Luigi Petrone, racconta di una raccomandata inviata il 22 ottobre ai nostri governanti. «Per l'imminente arrivo del vaccino anti Covid spiega Petrone - abbiamo chiesto la convocazione di un tavolo interforze con il ministero dei Trasporti, della Salute e Monopoli e della Presidenza del Consiglio per creare un piano nazionale per la distribuzione dei vaccini. La risposta? Zero. Lettera morta».
CABINA DI REGIA
Petrone invoca la necessità di un'urgentissima cabina di regia. «È un momento di grande confusione. Non si possono tollerare i ritardi come per i banchi di scuola. Quando il vaccino americano, che arriva in Europa a -80 gradi, viene defrizzato nel centro di Puurs in Belgio, bisogna distribuirlo velocemente perché non regge più di cinque giorni a due gradi. spiega - In Europa i singoli paesi si sono già attivati per la distribuzione. Da noi non c'è nulla di nulla.
E mi domando: quando arriveranno le fiale a chi andranno indirizzate? Alle Asl o agli ospedali?». Petrone trema all'idea di una mancanza di strategia. E commenta. «Non vorrei che le risorse investite venissero perse nella disorganizzazione territoriale».
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