Una passerella in occasione degli Stati generali prima del tracollo: Giuseppe Conte fa bene a godersi quelli che potrebbero essere i suoi ultimi momenti di gloria alla guida del governo, visto che la sua stabilità è sempre più precaria. Il timore è dettato da una possibile crisi che potrebbe abbatterlo definitivamente dal punto di vista politico. Anche se in realtà avrebbe un piano B: non a caso starebbe lavorando a un proprio partito. Eppure lo stesso avvocato nella giornata di ieri ha smentito tale ipotesi, ricordando a tutti che ha già un altro lavoro: "Se domani tornerò alla mia occupazione, sarò soddisfatto".
Giustamente pensa al presente: i prossimi giorni saranno roventi. Rischia di ritrovarsi nel mezzo di una tempesta incandescente tra liti, frecciatine e ultimatum. Come se non bastasse, alle divergenze tra Movimento 5 Stelle e gli altri partiti della maggioranza sui temi cruciali (dal fondo salva-Stati alla revoca delle concessioni autostradali, passando per i decreti Sicurezza) si aggiunge anche lo scenario di una scissione all'interno del mondo pentastellato. Ed è proprio il Mes a preoccupare il capo dell'esecutivo giallorosso. Come riportato da La Repubblica, al Senato sono 5 i grillini classificati come "altamente a rischio", altri 5 come "potenzialemente a rischio", circa 10 come semplicemtente "critici". Il passaggio parlamentare sull'attivazione del Meccanismo europeo di stabilità potrebbe rappresentare la causa di una micidiale spaccatura tra i 5S che metterebbe a repentaglio la solidità del Conte bis.
Crisi di governo a luglio?
Il presidente del Consiglio è stato chiaro: "Noi come governo non abbiamo necessità di attivare il Mes, ma dovremo costantemente aggiornarci sul quadro di finanza pubblica". La posizione radicale e assolutamente coerente di alcuni parlamentari gialli preoccupa l'intero governo: al Senato potrebbero mettersi di traverso Barbara Lezzi, Gianluca Ferrara, Matteo Mantero, Mattia Crucioli e Cataldo Mininno; alla Camera invece Pino Cabras, Reduzzi e Maniero. E c'è da fare i conti anche con la posizione di Alessio Villarosa, sottosegretario all'Economia: "Serve uno strumento diverso dal Mes. Se passasse, mi dimetterei? Sicuramente ci andrei molto vicino".
A questo punto sarà fondamentale la presa di posizione di Luigi Di Maio, che si è già messo in azione per studiare le strategie per arginare il ritorno di Alessandro Di Battista: l'ex capo politico del Movimento avrebbe confidato ai suoi il rischio di una crisi politica entro la fine di luglio. Perciò sostiene che sia necessario un atto per ripristinare ordine all'interno del gruppo che negli ultimi tempi è diventato sempre più frammentato e litigioso. Una possibile mossa? Posticipare l'attivazione del Mes a settembre. Ma il governo Conte bis potrebbe avere lo stesso i giorni contati. Intanto il premier può godere della totale fiducia da parte di Beppe Grillo: il comico genovese lo vede come guida naturale di un progetto alternativo al centrodestra. Dicono che vogliono ritagliargli un ruolo nel M5S, "un po' alla Prodi un po' alla Berlusconi".
L'edizione odierna de La Stampa parla di un Conte particolarmente infastidito dalle recenti parole del ministro degli Esteri e di Dibba, che lo hanno invitato a iscriversi al Movimento. "È tutto troppo prematuro. Se sarà, sarà nel 2022", avrebbe confessato ai collaboratori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.