L'ultima assurdità: chi vota la Meloni utilizza il cervello in forma primitiva

Uno psichiatra che collabora con il Fatto: ha consenso tra chi pensa come i rettili

L'ultima assurdità: chi vota la Meloni utilizza il cervello in forma primitiva
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Oh, quanto sbagliavano i miei colleghi che ieri mattina consideravano "leggera" (da sfogliare in spiaggia) la cronaca che state leggendo e che in realtà attiene (loro non l'hanno capito) al filone terzomillenista che vuole edificare un ponte tra discipline scientifiche e mondo delle humanities bio-sociologiche, bio-genetiste, bio-antropologiche e bio-nde tipo Giorgia Meloni: e tutto per concludere che la gente è idiota, e che quella che in particolare vota lei (Giorgia) lo è ancora di più, perché è impantanata nella parte cosiddetta rettiliana del cervello, la più antica, primitiva, istintiva, anche detta cervelletto, tronco encefalico, persino neuroni dell'intestino: è quella che veicola i flussi elettorali, mica i dazi e i migranti e la sicurezza, è qualcosa che, in sostanza, incrocia le pulsioni dei mammiferi al riflesso gastro-colico che ci fa sedere sul water.

Da capo, perché anzitutto occorre rendere giustizia a Luciano Casolari, un blogger del Fatto Quotidiano di professione psichiatra (in zona grillina, giustamente) che forse ha ingannato i miei colleghi per via di un paio di sue opere ingannevoli, "Psicoanalisi della Ferrari", "Manuale d'amore e d'erotismo" e soprattutto il più impraticabile in zona grillina: "Dimagrire usando la testa". Ma non ci interessa il curriculum, passiamo subito alla teoria bio-politica: lo studioso, sul suo blog, ha spiegato che era stato incuriosito dalla domanda ricorrente di tanti commentatori che non capivano il consenso di cui Giorgia Meloni continua a godere, e che si dividevano, tra loro, in due risposte possibili: una legata all'immobilismo del governo che rassicura chi non si vede scalfire privilegi, evasioni fiscali e sotterfugi vari, mentre una seconda risposta, invece, citava la propaganda della Meloni "molto efficace a nascondere i problemi", ha scritto Casolari con scarsa dimestichezza linguistica. Casolari ha precisato che, per formulare queste dotte ipotesi, i commentatori "si sono scervellati", espressione che pare consona.

Bene, ma la teoria? Prima "occorre introdurre alcune nozioni di anatomia", e lo studioso li introduce un po' malamente, ma fa niente: il cervello umano è strutturato in tre strati sovrapposti spiega e cioè: 1) il cervello detto rettiliano che è simile a quello dei rettili che controlla istinti quali fame, sete, sesso, attacco e fuga, dominanza e sottomissione; è il citato cervelletto che comprende anche i neuroni del sistema gastrointestinale e spoiler gli elettori della Meloni votano con quello; 2) poi c'è il cervello emotivo, che ce l'hanno anche i cani (emozioni, motivazioni, memoria) ma soprattutto c'è 3) la neocorteccia, il cervello razionale, le funzioni cognitive, il pensiero astratto che appartiene solo all'homo sapiens.

Ora finalmente lasciamo spazio alla teoria testuale sul perché la Meloni avrebbe ancora consenso: "Ritengo che le decisioni politiche di una larghissima fetta di popolazione siano legate ai meccanismi primitivi di tipo istintivo (cervello rettiliano) quali dipendere da qualche capo che ci trasmette senso di protezione Questa figura viene vagliata solo in minima parte a livello razionale in quanto prevalgono gli aspetti istintivi ed emotivi".

Tutto qui? Sì. In base a che cosa lo dice? Boh.

I meloniani, dunque, voterebbero con la parte di cervello che a dispetto del pensiero simbolico ci accomuna da almeno 45mila anni a qualsiasi mammifero, scimmia antropomorfa e soprattutto rettili, il cervello antico, quindi, che comprende anche alcuni neuroni gastrointestinali ai quali i grillini in effetti dedicarono il loro solo e intero programma politico anticipato dall'espressione "vaffan".

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