
L'ultima chiamata sulla legge elettorale inizia questa mattina, con il Pd che presenta in Commissione alla Camera quella che è la quarta proposta del 2017: il cosiddetto Rosatellum bis, con il 36% di seggi (231 su 630) assegnati con il maggioritario e il 64% (399) con il proporzionale. Prima di oggi era toccato al Mattarellum, poi al Rosatellum e infine al Tedesco, tutti finiti nelle secche dei veti incrociati dei diversi partiti.
Adesso, però, il tempo stringe. La fine della legislatura è ormai alle porte e così le elezioni di primavera, per cui difficilmente ci sarà una quinta proposta su cui discutere per riuscire a superare il fatto che ad oggi per Camera e Senato ci sono due sistemi elettorali diversi, il che rende altamente probabile che dalle urne non esca una maggioranza in grado di avere i numeri per governare in tutti e due i rami del Parlamento. Ed è proprio per questa ragione che ormai da tempo il capo dello Stato Sergio Mattarella insiste sulla necessità di «rendere omogenei» i due sistemi elettorali, cercando così di ridurre al minimo i rischi di instabilità.
Quella del Rosatellum bis, insomma, è con ogni probabilità una sorta di ultima spiaggia. Certo, la strada è ancora lunga e sarà necessario superare le diffidenze reciproche, le stesse che a giugno fecero saltare da un giorno all'altro l'accordo a quattro sul Tedesco tra dem, grillini, azzurri e Carroccio.
Al momento sono della partita il Pd, Forza Italia, Lega e Ap. Contrari invece i grillini (che farebbero fatica a trovare candidati spendibili per i 231 collegi uninominali), Mdp (che con la nuova legge teme un riavvicinamento del Campo progressista di Giuliano Pisapia al Pd) e Fratelli d'Italia. Con l'incognita, però, dei voti segreti. Il Rosatellum bis, infatti, permette ai leader dei singoli partiti di indicare non solo i candidati all'uninominale ma pure di individuare di fatto gli eletti nella quota proporzionale.
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