Roma - All'inaugurazione di WeFood, nella centralissima Amagerbrogade, via dello shopping di Copenaghen (e strada più lunga di tutto il Paese), c'è andata anche la Principessa di Danimarca, Mary. Una testa coronata è una presenza insolita al taglio del nastro di un supermercato, quanto quella - al suo fianco - del ministro dell'Agricoltura, Eva Kjer Hansen. Ma WeFood non è un supermercato come gli altri.Nonostante l'elegante design scandinavo degli interni - pareti nere, pilastri bianchi, arredi in blu e arancione - non è un food market elitario, tutt'altro. I prezzi dei prodotti sugli scaffali sono inferiori del 30-50 per cento a quelli della concorrenza, e c'è un motivo: tutte le merci in vendita da WeFood se non fossero qui sarebbero in un cassonetto.
Già, questo posto aperto nella capitale Danese dalla Ong DanChurchAid, e in cui lavorano solo volontari, è il tentativo di dare una risposta al problema degli sprechi alimentari. Solo in Danimarca, ogni anno, finiscono in discarica 700mila tonnellate di cibo, nonostante il Paese abbia ridotto gli sprechi del 25 per cento nell'ultimo lustro. In Italia va anche peggio, e gli sprechi alimentari ci costano una dozzina di miliardi di euro l'anno, per metà bruciati proprio nella spesa poco oculata delle famiglie. Si stima che un terzo degli alimenti prodotti nel mondo vengano buttati via prima di essere venduti e consumati, pur essendo in gran parte ancora commestibili. E sono questi i generi alimentari che WeFood vende: cibo le cui confezioni si sono danneggiate, o il cui termine minimo di conservazione (la scadenza meno perentoria: «Da consumarsi preferibilmente entro») è ormai passato, pur essendo del tutto sicuri e commestibili. Offrendo così un finale più dignitoso e consono agli alimenti e un considerevole risparmio ai clienti, che scelgono il supermarket spinti da un doppio movente: economico ed ecologico. Inoltre, i guadagni del supermarket vengono utilizzati dalla Ong che la gestisce per fare beneficenza.
WeFood potrebbe presto fare proseliti, anche all'estero. Già in Grecia, nel pieno della crisi, i supermarket si erano messi a proporre forti sconti sui prodotti in scadenza, e alcune catene della grande distribuzione, negli Usa, a fine giornata si disfano dei prodotti deperibili svendendoli a prezzi quasi simbolici.
Anche l'Italia non fa eccezione. Seda noi molti gruppi preferiscono le donazioni a enti come il banco alimentare e associazioni, sempre più catene di supermercati dedicano ormai uno spazio nei punti vendita ai prodotti prossimi alla scadenza, offerti alla clientela con prezzi via via decrescenti. I consumatori, ben lieti di alleggerire meno le tasche, non disdegnano di dare una mano a combattere gli sprechi.
Se WeFood è il primo supermercato antisprechi «integralista», offrendo solo surplus alimentare, ad aprire la strada era stato, Oltreoceano, il Daily Table di Dorchester. Inaugurato il 4 giugno dello scorso anno a Boston, Massachusetts, questo supermarket aveva subito attirato l'attenzione dei media più importanti. Esattamente come il gemello danese, Daily Table vende prodotti che le altre catene scartano, o per i quali gli agricoltori non riescono a trovare acquirenti: basta una grandinata a rovinare l'aspetto di un intero raccolto di frutta, e spesso a guidare il consumatore al momento della spesa è più l'occhio che la sostanza.
Il tutto per la fortuna di Daly Table che può vantarsi non solo di offrire prezzi eccezionalmente bassi (una dozzina di uova costa un dollaro), ma può anche strizzare l'occhio a elementi ai quali la clientela, travolta dalla foodmania imperante, oggi è più attenta. Per esempio un'offerta strettamente legata alla stagionalità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.