Luigi Di Maio, intervistato da Andrea Scanzi, ha fatto il punto sull'attuale situazione del Movimento 5 Stelle, ormai sfaldato e vicino all'implosione. La situazione all'interno del M5S è critica, il malessere dei parlamentari è palpabile, quello della base anche. La scelta di appoggiare Mario Draghi non è andata giù a tanti, che vedono in questa decisione solo un modo per tenere salde le poltrone ed evitare il voto. "Stiamo nel governo Draghi per responsabilità nazionale, per difendere le leggi che abbiamo approvato e prendere posizione su altri temi", si è difeso il riconfermato ministro degli Esteri.
Luigi Di Maio è lo stesso che fino a pochi giorni fa sosteneva caldamente Giuseppe Conte, messo alla porta e di fatto abbandonato e dimenticato dai grillini che ora siedono nel governo di Mario Draghi. La conclusione della squadra di governo con le nomine dei sottosegretari non è andata giù a moltissimi parlamentari, pronti a girare i tacchi per accasarsi altrove. Ma il ministro difende le scelte di Vito Crimi, soprattutto quella di Laura Castelli e Carlo Sibilia, lo stesso qualche tempo fa invocava le manette per il nuovo premier. Ignora totalmente questo aspetto, che tanto ha fatto discutere nelle ultime ore, e si spertica in una difesa d'ufficio dei suoi due uomini: "Se si chiede ai gruppi parlamentari del ruolo di Laura al Mef diranno che è sempre stata strategica. Ognuno la può pensare come vuole ma Laura come Carlo sono persone con cui lavoriamo. Questa volta non li ho scelti io ma il capo politico, ma posso dire che avere persone di esperienza nel sottogoverno in un esecutivo con molti tecnici è fondamentale. Abbiamo scelto una continuità nei ministeri chiave".
Ma il clima è rovente all'interno del MoVimento e le critiche che piovono sono tante. La base accusa il M5S di non seguire più i valori iniziali, un'accusa mossa anche da alcuni parlamentari, che a Luigi Di Maio sembra non toccarlo. Pur di continuare ad avere le poltrone, infatti, Luigi Di Maio è pronto a rinnegare anche il passato del MoVimento, dichiarando che lo stesso è in continua evoluzione: "Il Movimento non è più quello dell'inizio, lo possiamo dire, perché giustamente si evolve, si cambia". Parole che peseranno per il futuro del M5S, per il quale Di Maio rassicura di non voler "assolutamente portare il Movimento incastrato nelle categorie di inizio '900", nonostante le dichiarazioni centriste recenti, che però lui assicura siano state lette in maniera errata.
C'è spazio anche per Giuseppe Conte, al quale ora Luigi Di Maio sembra dare un ultimatum: "Personalmente credo che l'ingresso di Giuseppe sarebbe un fatto importantissimo anche per la politica italiana, porterebbe il suo bagaglio di conoscenze, di capacità di mediazione e anche di personalità all'interno del movimento". Il pallino sembra essere in mano all'ex premier, che ora deve decidere: "Lui ha una sua idea di come portare avanti il suo prossimo futuro ed in base a quello facciamo delle scelte". Luigi Di Maio sembra comunque lanciare un amo a Giuseppe Conte: "Io mi sento molto legato con lui per quello che abbiamo vissuto insieme in questi anni. Giuseppe è cresciuto insieme a noi e noi siamo cresciuti insieme a lui".
Ora resta il nodo da sciogliere sulle candidature alle elezioni comunali e regionali, e anche qui Luigi Di Maio rinnega molte delle strategie passate, pensando ad alleanze con Pd e Leu: "Ci sono sette grandi città che vanno a votare, c'è la Calabria che va al voto, sono sei mesi che chiedo un tavolo per metterci al
tavolo e decidere i candidati". Sulla ricandidatura di Virginia Raggi a Roma, invece, ha le idee molto chiare: "Se non si trova l'accordo sulla Raggi per noi la Raggi non è negoziabile"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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