L'ultima mossa disperata di Bersani: "Se il Pd cambia..."

Il leader di Articolo Uno è pronto a tornare nel Partito democratico, ma solo se darà "il profilo di una moderna sinistra di combattimento"

Il deputato Leu Pierluigi Bersani
Il deputato Leu Pierluigi Bersani

Un ritorno nel Partito democratico non è da escludere, ma il riposizionamento definitivo a sinistra è una condizione necessaria. Così Pier Luigi Bersani detta le condizioni per favorire un suo nuovo ingresso nella galassia del Pd, dopo le varie scissioni del passato che hanno creato infiniti partiti con una loro autonomia e distaccati dall'alleanza di centrosinistra. Il leader di Articolo Uno è pronto a tornare a casa "anche domani mattina", ma andrà rispettato un requisito imprescindibile: i dem devono dare "il profilo di una moderna sinistra di combattimento".

I paletti di Bersani

Bersani, ospite di Metropolis, sostiene che l'elettorato rosso perso negli anni potrà essere recuperato solo se si assume una identità ben definita. E così ha lanciato la sua piattaforma, ovvero una serie di macro-tematiche che devono essere al centro dell'agenda politica di Enrico Letta: salario minimo, un intervento per sfoltire i contratti di precarietà, una legge sulla parità salariale uomo-donna e una sulla rappresentanza.

Solamente a queste condizioni il ritorno tra le fila del Partito democratico sarà possibile. Ma Bersani ha lanciato un chiaro avviso al segretario dem: non dovrà essere "cotta e mangiata tra noi, ma aperta a tutti". Dunque, se Letta farà sue queste priorità e saprà allargarle anche alle altre forze progressiste, "noi ci stiamo domani mattina". Il leader di Articolo Uno però ha fissato un altro paletto, relativo a una riforma fiscale in grado di soddisfare le sensibilità della sinistra: "Aliquote progressive alla tedesca, generalità dell’imposizione, a parità di guadagni e tasse, e una seria lotta all'evasione fiscale".

La "nuova cosa" di sinistra

Nei mesi scorsi Bersani ha lanciato l'idea di una "nuova Cosa di sinistra". Una Cosa pluralista che possa contribuire a far unire tutte le forze progressiste, compreso il Movimento 5 Stelle. In sostanza un'accozzaglia di forze politiche sotto un unico cappello, un minestrone di sigle di partiti. A suo giudizio tutto sommato va bene pure un "partitone", ma perché no anche una "federazione". L'importante è che "ci si metta in moto".

Un progetto simile a quello di Enrico Letta, che sogna un nuovo Ulivo per chiamare tutte le anime rosse a raccolta con il fine di battere il centrodestra quando si tornerà alle elezioni.

La strada è in salita, come dimostrano i veti incrociati tra Carlo Calenda e Matteo Renzi da una parte e Movimento 5 Stelle dall'altra. Azione e Italia Viva non vogliono condividere un'alleanza politica con i grillini e viceversa. Così la "nuova Cosa di sinistra" e l'Ulivo 2.0 sembrano essere destinati a cadere nel vuoto.

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