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A casa di Hemingway e Dante: ora piace la vacanza letteraria

In Francia boom di turisti a Becherél, il borgo dove ci sono più librerie che case: ben 15 per 700 abitanti

A casa di Hemingway e Dante: ora piace la vacanza letteraria

La Francia ha fiutato l'affare. Ma ha tutta l'aria di un affare sentimentale: di profumo a proposito del «buon fiuto» - della carta ingiallita, dell'inchiostro che, silenzioso, ha mutato il mondo. A Becherél, in Bretagna, sorge un borgo medievale: 700 abitanti e ben 15 librerie. Tra le strade e le mura di pietra, un recinto che fa sentire al sicuro i turisti: il Libro, quell'oggetto desueto (così pensavamo, sbagliando) che fa sentire in patria chiunque, dovunque. Tant'è vero che sul web la promozione recente di questa semisconosciuta comunità è diventata virale. La Francia, dicevamo. «Le Pavillon des lettres» è un hotel nel pieno centro di Parigi; dalle finestre, il panorama mozzafiato della Ville Lumière, ma nelle stanze, un piumone e tanti libri. Stanze (26 in tutto) che portano i nomi di grandi scrittori del passato: Hans Christian Andersen, Charles Baudlaire, Virginia Woolf, tra gli altri.

Neanche questi sono nomi casuali, nel boom ritrovato del turismo letterario. Quanto ad Andersen, lo scrittore danese che ha regalato al mito delle sirene la più bella fiaba del mondo (cui è dedicata la statua del porto di Copenhagen), la sua città natia in Danimarca è Odense: oggi, un museo a cielo aperto sempre più visitato, organizzato per adulti e bambini. E benché nessuno sappia davvero se e quando William Shaskespeare nacque a Stratford, è proprio a Stratford, in Inghilterra, che una cascina arroccata lì almeno da cinquecento anni, reca il nome di «Casa di Shakespeare». Le operatrici vestite e pettinate come dame dell'epoca, non mancano mai di illustrare che proprio lì, in quella camera da letto, l'autore di Amleto e Romeo e Giulietta emise il suo primo vagito. Sempre nel Regno Unito, e sempre per citare un nome presente tra le stanze dell'hotel di Parigi dedicato ai book-lovers, La British Library di Londra permette ai visitatori di ascoltare la voce di Virginia Woolf. L'unica registrazione esistente di quella voce che, nei libri, sappiamo esser fatta di «flusso di coscienza», di scroscio silenzioso e immortale, messa a disposizione dalla BBC: nella famosa biblioteca di Londra, è disponibile per gli appassionati della scrittrice inglese.

Ai confini col Belpaese, in Svizzera, nel centro di Sils Maria, dal 1959 è aperta al pubblico la casa in cui Friedrich Nietzsche, filosofo tra i più controversi e appassionanti nel 1900. Ancora in Svizzera, a Zurigo, solo dallo scorso anno è un museo anche la casa di Carl Gustav Jung: quello che scelse la psichiatria, quale specializzazione dopo gli studi di medicina, certo che fosse «l'anello di congiunzione tra natura e spirito». Su un lago che specchia il Terzo Millennio. Ad Amherst, in Massachusetts (Stati Uniti), è ancora viva e vegeta la casa-museo di Emily Dickinson, riportata in auge dalla recentissima pellicola in cui la poetessa americana è interpretata da Cynthia Nixon. Emily, la vera Emily, da quella casa non usciva mai. Versava poesie melodiose e ricche di una sincerità ispirata, inimitabile, reclusa felice in un mondo scomparso che solo il turismo letterario sa resuscitare.

A Cuba la casa di Ernest Hemingway, meta di pellegrinaggio tra le più venerate del secolo scorso. Intatte, negli Yorskshire Dales (Regno Unito), anche le «cime tempestose» che ispirarono le sorelle Brontë.

E a casa nostra? Meno clamore. Mete più simili a una Spoon River che a una cultura della casa-museo: il sepolcro di Dante Alighieri a Ravenna, quello di Alessandro Manzoni a Milano; il Cimitero (internazionale) dei poeti nel cuore di Testaccio a Roma, a due passi dalla casa ove visse Elsa Morante, che non ha una fila di turisti all'entrata. Poi, certamente, il (ben famoso) Vittoriale a Gardone Riviera: qui visse Gabriele D'Annunzio (a Pescara, invece, la sua casa natale). Ma sono italiani i viaggiatori che partono con gli occhi ingordi di parole. Di pagine, dei luoghi che le hanno ispirate. È il magnetismo immortale della letteratura.

È (forse) il principio di un ritorno: e, come sempre, sta scritto su un biglietto aereo.

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