L'ultimo assist di Rubio è uno stop alla carriera. "Per la salute mentale"

Lo spagnolo si ferma prima dei Mondiali I compagni: "Le persone prima dei risultati"

L'ultimo assist di Rubio è uno stop alla carriera. "Per la salute mentale"
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Ricky ha detto basta. Ricky si ferma. Ricky è Rubio, cestista della Nazionale spagnola, playmaker di 32 anni, eletto miglior giocatore dei Mondiali 2019 quando aveva trascinato le sue furie rosse alla medaglia d'oro. Il bambino prodigio della baloncesto, esordio tra i professionisti a quindici anni ancora da compiere, sceglie di mettere in pausa la sua carriera a tre settimane dalla rassegna iridata che si aprirà il 25 agosto nelle Filippine. Lo fa con un tweet. «Ho deciso di interrompere la mia attività professionale per prendermi cura della mia salute mentale - ha scritto - Voglio ringraziare la federazione per tutto il supporto ricevuto e vorrei chiedere che venga rispettata la mia privacy in modo da poter affrontare questi momenti e poter dare maggiori informazioni quando sarà il momento giusto». L'hashtag usato per riferirsi ai compagni è La Familia. E da famiglia è arrivata la risposta dell'allenatore, l'italiano Sergio Scariolo, che scrive per tutti: «Nella nostra famiglia, da sempre, le persone vengono prima dei risultati. Ricky ha tutto il mio affetto e il mio appoggio, e la mia ammirazione per la sua trasparenza e la sua capacità, ancora una volta, di guidare con l'esempio». La stessa federazione spagnola «manifesta tutto il suo rispetto, ammirazione e apprezzamento».

Qualcosa nella testa di Ricky ha fatto crac. Diciotto anni di professionismo ai massimi livelli forse sono riusciti a prosciugare anche l'ultima goccia dell'entusiasmo contagioso con cui calcava i parquet fin da quando era ragazzino, in un mondo di adulti. Quasi 700 partite in quel mondo dorato che è l'Nba, il campionato americano ammirato in tutto il mondo però a volte può rivelarsi una centrifuga. Con le sue 82 partite di stagione regolare condensate in sei mesi, in campo ogni 48 o 72 ore, più gli spostamenti aerei da una parte all'altra dell'America nel mezzo. Per fare più spettacolo, più spettatori, più merchandising, più soldi.

Ricky ha fermato la giostra. La salute mentale prima di tutto, anche dei Mondiali con i fratelli spagnoli. Qualcosa dev'essere successo nella sua testa nel lunghissimo anno passato tra ospedali e centri di rieducazione. Il 30 dicembre 2021 il suo ginocchio sinistro aveva ceduto. Nel momento sbagliato. Stava volando con la sua nuova squadra, i Cleveland Cavs. Oltre 13 punti a partita, la media più alta in carriera. Assist, la specialità della casa, compresi i passaggi decisivi senza guardare il compagno (no look) che mandano in delirio il pubblico, e rimbalzi in crescita. Tanto che proprio quella sera, contro i New Orleans Pelicans, mancava un solo passaggio alla tripla doppia, la categoria statistica che prevede una doppia cifra in punti, rimbalzi e assist, e identifica i campioni più decisivi.

Il crociato anteriore lo ha tradito, lasciandolo per dodici mesi lontano dai parquet. Rientrato solo a gennaio di quest'anno, Ricky non era più riuscito a ritrovare la stessa magia. Qualcosa, nella sua testa stavolta, ha fatto crac.

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