L'embrione è più tutelato quando è nella provetta rispetto a quando viene impiantato? L'interrogativo sorge dopo l'accorato intervento sul New York Times del finanziere quarantenne, Nick Loeb, ex fidanzato di Sofía Vergara, star della serie tv americana Modern Family . La coppia si è separata da circa un anno e l'attrice di origine colombiana si è sposata con il collega Joe Manganiello. Ma il suo ex ha promosso una causa presso un tribunale di Santa Monica in California allo scopo di recuperare due embrioni fecondati e congelati di sesso femminile e poter così realizzare il proprio desiderio di paternità dopo che i primi due tentativi con l'attrice non sono andati a buon fine. Probabilmente attraverso una fecondazione eterologa.
Lo stop imposto da Loeb fa sorgere il dubbio sullo stesso concetto di tutela della vita. Soprattutto se si considera che anche una legge molto severa come quella italiana (la 40 del 2004), pur ponendo una serie di paletti rigidi, non vieta l'aborto una volta che l'embrione sia stato impiantato nell'utero femminile. Ancor di più vale questa sottolineatura quando si guarda all'estero. Eppure un feto è sicuramente più «vita» di un embrione che è più tutelato.
La causa di Loeb, infatti, prende abbrivio dal fatto che solo nove Stati americani su 50 hanno leggi precise in materia di fecondazione assistita e di trattamento degli embrioni allorquando la coppia titolata a utilizzarli si sia separata. La giurisprudenza, tanto in Usa quanto nell'Unione Europea, prevede che senza il consenso esplicito dei due «genitori» non si possa procedere all'impianto, tanto che nelle strutture dove si pratica la crioconservazione si richiedono autorizzazioni specifiche in caso di morte di uno dei due partner. Vergara, attraverso il proprio legale, ha reso noto di aver intenzione di mantenere gli embrioni congelati «a tempo indeterminato». In Italia la legge 40 consente il recesso solo prima della fecondazione e probabilmente una causa Loeb-Vergara non avrebbe potuto aver luogo stante il divieto di crioconservazione.
Nick Loeb, di padre ebreo e madre protestante, è stato allevato da una governante cattolica che lo ha educato secondo i valori della morale cristiana. La disputa, che ha ottenuto un notevole risalto mediatico visto il coinvolgimento di una celebrità come Sofía Vergara, ripropone il tema dell'insufficienza della legge a circoscrivere un problema molto più ampio.
Questa estrema sensibilità etica (ancorché agli embrioni non venga riconosciuta natura umana) porta, tuttavia, a interrogarsi sulla pratica dell'aborto sia nel caso di fecondazione in vitro (dove con la diagnosi pre-impianto - proibita in Italia - si può decidere di «buttare» un embrione venuto male) sia nel caso di gravidanze naturali.
È il tema che Loeb mette in discussione parlando di «diritto del genitore di proteggere la vita del figlio o della figlia non ancora nati». Dinanzi all'aborto il businessman , però, fa un passo indietro riferendosi a generici «diritti sul proprio corpo». Nonostante le Sofía Vergara di ogni latitudine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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