L'ultimo discorso di Re Giorgio

Nel nono (e ultimo) discorso di fine anno spiegherà le ragioni dell'addio. Non dovrebbe indicare una data precisa. L'orizzonte rimane la fine del semestre europeo: dal 14 gennaio ogni giorno sarà buono per inviare ai presidenti delle Camere la lettera di uscita

L'ultimo discorso di Re Giorgio

L'ultimo discorso di fine anno da capo dello Stato. Dal Quirinale il riserbo è massimo. Ma nelle ultime ore trapelano i contenuti del testo che Giorgio Napolitano leggerà domani sera. Al centro ci saranno le riforme. E un auguri all'Italia che il presidente della Repubblica è certo riuscirà a rialzare la testa. Dovrebbe essere un messaggio più breve del selito ma con l’obiettivo di scuotere positivamente un Paese accartocciato su se stesso, spaventato e sulla difensiva.

Sarà il nono e l’ultimo per Giorgio Napolitano che domani si congederà dagli italiani con un intervento che con tutta probabilità non rinuncerà ad almanaccare con un linguaggio semplice le criticità di passaggi parlamentari in realtà assai complessi e la farraginosità delle attuali dinamiche politiche, nonchè le piaghe che ancora affliggono l’Italia. E spiegherà al Paese reale come è nato questo suo secondo impegno da primo cittadino e naturalmente anche le personalissime ragioni di una conclusione anticipata del gravoso impegno che lui ha sempre dato per certa sin dal discorso di insediamento alle Camere. Si tratterà quasi di un colloquio quindi, personale e diretto, con gli italiani che a quell’ora saranno in attesa di stappare le bottiglie e dimenticare almeno per una notte i tanti problemi del 2014.

Nel messaggio non mancheranno certo le parole "Fiducia" e "coraggio". Ma senza nascondere i tanti problemi da aggredire. Anche per questo Napolitano insisterà molto sui tanti esempi di un’Italia che funziona, che non si rassegna e che saprà risollevarsi da questi anni di crisi durissima. I giovani, la ricerca italiana d’eccellenza, le imprese che funzionano e ci ammirano nel mondo. Il presidente anche domani batterà su questi tasti dopo aver già salutato il mondo della politica con un articolato discorso alle Alte cariche dello Stato nel quale ha sostenuto gli sforzi riformatori del premier Matteo Renzi e messo in guardia tutti dai pericoli dell’anti-politica.

Il capo dello Stato da giorni sta scrivendo il suo messaggio, questa volta più che mai in solitudine. Punto per punto nel suo studio al Quirinale, chiedendo solo qualche consiglio ai suoi collaboratori più stretti. Poi, dopo le consuete prove televisive affinché la diretta delle 20.30 sia ineccepibile, tutto sarà pronto per il congedo dal Paese. Napolitano certamente confermerà le linee che hanno guidato questi suoi quasi nove anni al Quirinale. Forse non ripeterà il j’accuse pesantissimo dei giorni scorsi a quanti nella politica sembrano aver perso il senso del servizio al Paese e si dimostrano incapaci di percepire la cruda realtà in cui si trova l’Italia. Ma da sempre il presidente ripete che l’Italia non è più in condizione di stare ferma, con i partiti bloccati a distanza siderale dalla comprensione della gente. Non dovrebbe indicare una data precisa per le dimissioni il cui percorso resta confermato. L’orizzonte rimane la fine del semestre italiano di presidenza di turno dell’Unione europea e quindi dal 14 gennaio ogni giorno sarà buono per inviare ai presidenti delle Camere la lettera di uscita. Un atto privatissimo che non deve neanche essere controfirmato dal presidente del Consiglio.

"Resterò presidente fino a quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo farà ritenere necessario e possibile, e fino

a quando le forze me lo consentiranno - disse esattamente un anno fa - fino ad allora e non un giorno di più; e dunque di certo solo per un tempo non lungo". Oggi Napolitano ha maturato una decisione irrevocabile.

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