L'ultimo sfregio del carabiniere Un assegno anche per l'amante

Tra i lasciti di Capasso anche 5mila euro per la donna con cui avrebbe avuto una relazione extramatrimoniale

L'ultimo sfregio del carabiniere Un assegno anche per l'amante

Andrea Cuomo

Aveva premeditato tutto Luigi Capasso, il carabiniere di 44 anni di Cisterna di Latina che mercoledì scorso ha sparato alla moglie, ha ucciso le due figlie e poi si è suicidato. Nella casa dove ha compiuto la sua mattanza e dove poi si è barricato trattando con dei negoziatori prima di farla finita, in fila su un tavolo c'erano delle lettere e cinque assegni: quattro per i suoi familiari; e uno, da 5mila euro, per la sua amante.

Un gesto di una volgarità e di una protervia incredibile da parte di un uomo che sembrava molto sensibile al suo personale senso del decoro, alla sua immagine pubblica di militare con famiglia. In quelle lunghe inutili ore di trattative, quando dopo aver ferito con tre colpi della sua arma di ordinanza la moglie Antonietta Gargiulo, di 39 anni, e dopo avere ucciso le figlie Alessia e Martina, di 13 e 7 anni, i suoi colleghi hanno cercato di convincerlo a consegnarsi, lui che si era barricato dentro l'appartamento ostruendo la porta con mobili a masserizie varie; in quelle lunghe ore, dicevamo, si era lamentato di come si fosse sentito trattato dalla moglie. Moglie che cercava di tenerlo lontano da lei e dalle ragazzine, perché lo percepiva come un pericolo. Lui l'aveva aggredita qualche mese prima davanti allo stabilimento della Findus in cui lei lavora. Ma lui fingeva di non rendersi conto di tutto questo, e in quelle ore raccontava del suo orgoglio ferito per quanto era successo qualche giorno prima: «Proprio a me che sono carabiniere, che vergogna. Lei non doveva fare così - avrebbe detto -. Mi sono avvicinato solo per salutarle a scuola e ha chiamato la polizia che mi ha identificato».

Capasso trovava normale intrattenere una relazione con un'altra donna ma ce l'aveva con la moglie che voleva lasciarlo, perché pensava che Antonietta fosse di sua proprietà e le ragazzine una pertinenza di quell'amore malato. Non sopportava che fosse messo in discussione il suo ruolo di padre-padrone, chissà in quale modo agisse anche il fatto di essere un tutore dell'ordine, abituato a farsi obbedire e rispettare. Ce l'aveva con Antonietta e con Michela, l'amica della moglie che lui aveva identificato come una sobillatrice, colei che stava cercando di convincere Antonietta ad allontanarsi da lui.

Capasso era originario della Campania ed era in servizio nel comando di Velletri, in provincia di Roma. Da qualche tempo viveva lontano dalla famiglia, in caserma, perché la moglie aveva chiesto la separazione, che lui non accettava. Mercoledì all'alba ha atteso nel garage di casa la moglie che andava a lavorare. Le ha sparato tre colpi alla scapola, all'addome, alla mandibola. La donna è stata portata in eliambulanza al San Camillo di Roma, dove è tuttora ricoverata, grave ma fuori pericolo. Poi ha preso le chiavi dalla borsa di lei, è salito nell'appartamento, ha ucciso a bruciapelo le figlie con tre colpi per ognuna e poi si è barricato in casa. Sono passate molte ore di trattative, di confessioni, di deliri, prima che l'uomo si sparasse a sua volta, chiudendo il cerchio della tragedia.

E lì, sul tavolino tre buste sigillate destinate

al padre, alla madre, al fratello. I cinque assegni intestati a fratello, madre, padre, sorella, all'amante, ciascuno con le indicazioni su come usare quei soldi. E per Antonietta un biglietto gelido: «Non dovevi farlo».

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