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La lunga guerra di Putin "Non sono pentito". L'esca dei negoziati, gelo (per ora) con Biden

Il leader russo: "Adesso non servono attacchi su vasta scala. Distruggere l’Ucraina non è un obiettivo. Gli Usa? Non è il momento di parlarne"

La lunga guerra di Putin "Non sono pentito". L'esca dei negoziati, gelo (per ora) con Biden

Avvertimenti, menzogne, annunci a uso interno ed esterno. Sotto i riflettori del mondo, Vladimir Putin sfodera il solito copione ma stavolta ribadisce a chiare lettere che non si pente di nulla. Da Astana, in Kazakistan, durante la conferenza stampa conclusiva del vertice eurasiatico Cica (la Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia), Zar Vladimir tocca ogni argomento scottante e usa la chiacchierata con i giornalisti per lanciare i suoi messaggi, diretti e trasversali. Avverte che «l'invio di truppe della Nato in Ucraina, per un confronto diretto con l'esercito russo, sarebbe molto pericoloso e potrebbe causare una catastrofe globale». «Spero siano abbastanza intelligenti da non farlo». Poi minaccia di chiudere i corridoi umanitari del grano via mare se scoprirà, come sospetta, che sono stati usati per trasportare l'esplosivo all'origine dell'attacco al ponte di Kerch, in Crimea. Annuncia che la mobilitazione militare parziale in Russia si chiuderà tra due settimane e che sono 222mila su 300mila finora i riservisti mobilitati. E sul possibile incontro con Joe Biden al G20 del 15 e 16 novembre, in Indonesia - dove la Russia sarà presente ma non necessariamente con la più alta carica dello Stato - Putin dice di non «vederne la necessità al momento», gelando le speranze di chi ha intravisto negli ultimi giorni spiragli di disgelo e di negoziato.

A chi gli chiedeva se si rammaricasse di qualcosa nel conflitto in Ucraina, il capo del Cremlino ha risposto senza esitazioni: «No». E ha aggiunto: «Voglio chiarire. Quello che sta accadendo oggi è, per usare un eufemismo, spiacevole, ma avremmo avuto la stessa cosa un po' più tardi, solo in condizioni peggiori per noi. Quindi stiamo agendo in modo corretto e tempestivo». In Ucraina «stiamo facendo tutto bene». Tanto che «non c'è più bisogno di attacchi massicci». Nessun pentimento, nessuna retromarcia. Anzi peggio. Secondo il sito di informazione indipendente Meduza, il Cremlino starebbe cercando di convincere l'Occidente a spingere l'Ucraina ad accettare un cessate il fuoco, non per un reale desiderio di mettere fine allo spargimento di sangue. Il vero obiettivo di Putin, ora che il suo esercito è in difficoltà, sarebbe quello di lavorare per una temporanea sospensione delle ostilità, con l'obiettivo reale di prendere tempo, per riarmarsi e lanciare un nuovo attacco su larga scala, a febbraio-marzo 2024. Ad affermarlo al giornale in lingua russa sono due fonti vicine al Cremlino e una al governo, secondo le quali l'opzione tattica che viene ora perseguita da Mosca è di arrivare a un cessate il fuoco negoziato fra i due eserciti, senza coinvolgere direttamente il presidente russo e ucraino. Per strappare questo risultato, Mosca sarebbe anche pronta a ritirarsi da una parte dell'oblast di Kherson, dove stanno avanzando gli ucraini.

Intanto, in forma ufficiale, Zar Vladimir torna a dare addosso al governo di Volodymyr Zelensky, sostenendo che l'Ucraina avrebbe smesso di negoziare dopo che le truppe russe si sono ritirate da Kiev. Una falsità. Ma Putin non perde occasione di rimarcarla. «Da parte mia, come sapete, ho detto che eravamo aperti e siamo sempre stati aperti ai negoziati», ha detto il leader russo ai giornalisti. «Abbiamo persino raggiunto alcuni accordi a Istanbul e questi accordi sono stati quasi siglati. Non appena le nostre truppe russe si sono ritirate da Kiev, le autorità ucraine hanno immediatamente perso il desiderio di tenere i negoziati. Forse ora saranno necessari gli sforzi di mediazione di tutte le parti interessate». Un invito a fare pressione su Zelensky, anche se con un pizzico di pessimismo. «Kiev ha continuato a dire che voleva negoziare e ora hanno ufficialmente preso una decisione che vieta di tenere questi negoziati. È possibile parlare in questa situazione?». Si vedrà.

Intanto Putin annuncia che gli Emirati Arabi si sono offerti di mediare e che la Russia è loro grata per questo. Anche perché - spiega il presidente - «il nostro obiettivo non è distruggere l'Ucraina». Una tesi poco convincente al 233esimo giorno di guerra.

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