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L'uomo del Cremlino per Kiev. "Basta politici filo-occidentali"

Murayev nega i piani russi di un governo farsa dopo l'invasione. Ma parla da leader: "Servono volti nuovi"

L'uomo del Cremlino per Kiev. "Basta politici filo-occidentali"

Mentre le truppe russe continuano ad accalcarsi ai confini dell'Ucraina, Yevhen Murayev, il politico ucraino indicato dall'intelligence britannica come il Quisling che il Cremlino progetterebbe di installare con la forza al vertice di un futuro governo filorusso a Kiev, risponde alle accuse. Per chi non lo ricordasse, Vidkun Quisling fu tra il 1940 e il 1945 il leader-marionetta della Norvegia occupata dai nazisti: la sua figura di servo dell'invasore straniero travestito da patriota divenne proverbiale durante la seconda guerra mondiale, e per molto tempo si definirono «Quisling» i collaborazionisti del suo stampo. Ritratto mirabilmente da Indro Montanelli nel suo Cronache di guerra, finì impiccato per alto tradimento dai suoi stessi compatrioti alla fine del conflitto. Murayev si sforza di negare di voler seguire quelle orme, ma convince poco: scrivendo su Facebook, afferma ambiguamente che «l'Ucraina ha bisogno di nuovi leader, la cui politica sarà basata sugli interessi nazionali dell'Ucraina e del suo popolo».

«Il tempo dei politici filoccidentali e filorussi in Ucraina prosegue l'uomo che Londra afferma di aver smascherato è finito irreversibilmente». Poi insiste su un concetto assai caro alla propaganda di Mosca: il no alla divisione degli ucraini su basi linguistiche e religiose, e invita a «costruire da soli, nell'unità e nella coesione, la pace nel nostro Paese». Va notato che l'attuale leadership politica di Kiev, che con Volodymyr Zelensky ha stravinto le ultime libere elezioni nel 2019, difende strenuamente quella distinzione tra ucraini e russi che Putin invece nega, e appoggia la separazione della Chiesa ortodossa di Kiev da quella di Mosca, il che viene considerato dal Cremlino come un oltraggio. Va infine ricordato che Murayev è stato leader di un partito ucraino vicino all'ex presidente filorusso Viktor Yanukovic che alle ultime elezioni non ha superato la soglia di sbarramento del 5 per cento, ed è tra i proprietari della stazione tv Nash, accusata dal governo di diffondere propaganda filorussa: difficile dunque presentarlo come un innovatore sopra le parti.

Un portavoce di Mosca liquida come «disinformazione» le rivelazioni del Foreign Office su Murayev e gli altri quattro politici filorussi ucraini indicati come suoi complici. E mentre il presidente ucraino Zelensky ringrazia quello americano Joe Biden per «l'assistenza diplomatica e militare senza precedenti che riceviamo dagli Stati Uniti», Kiev rivolge invece aperte critiche alla Germania per l'atteggiamento di vicinanza a parole, ma che nei fatti secondo il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba «mina l'unità» del fronte occidentale che sostiene l'Ucraina e «incoraggia Vladimir Putin». Ieri si è dovuto dimettere il comandante della Marina militare tedesca, ammiraglio Kay-Achim Schoenbach, dopo aver sostenuto tra l'altro che «Putin merita rispetto».

Intanto proseguono le mosse della diplomazia: domani a Parigi gli inviati di Russia, Ucraina, Francia e Germania si riuniranno nel «formato Normandia» per discutere sul conflitto nel Donbass, e in settimana si incontreranno i ministri russo e britannico della Difesa Shoigu e Wallace. Interessanti le parole del direttore generale del Consiglio russo per gli Affari esteri. Andrei Kortunov non crede che Putin userà il gas come arma politica contro l'Europa: «Sarebbe un'arma a doppio taglio, l'Europa dipende dalla Russia ma è vero anche il contrario.

Mosca dovrà esser cauta a porsi come un partner irresponsabile per l'Ue».

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