È una tregua, armata. Con tante mine collocate sotto terra, pronte a detonare al primo passo falso. Beppe Grillo è sceso in campo per tenere unito il Movimento e soprattutto per blindare il governo. E i vertici martedì sera, in una riunione a base di tranci di pizza nella sede del Ministero della Giustizia a Via Arenula, hanno siglato un patto molto provvisorio. Presenti Luigi Di Maio, Vito Crimi, il sottosegretario del Mise Stefano Buffagni, la vicepresidente del Senato Paola Taverna, Alfonso Bonafede e Alessandro Di Battista.
«Volevano isolarlo, ma sono stati costretti a chiamarlo per farlo calmare», commentano dal M5s riflettendo su come sia fallito il piano di andare avanti nell'organizzazione del «congresso» ignorando Dibba. Che, invece, da deputato barricadero è diventato un vero e proprio capo-corrente. È vero che i suoi numeri in Parlamento sono scarsi ma fa paura a tutti, dentro il M5s, il suo consenso tra gli attivisti e sul web. «Se votassimo domani il capo politico su Rousseau, Di Battista potrebbe vincere e a quel punto sarebbe finito il governo», spiega un'altra fonte.
Perciò i big entrati nelle istituzioni, ormai assuefatti ai riti del Palazzo, sono stati costretti a far sedere Dibba «l'anguilla», l'irrequieto, al tavolo delle decisioni. E allora gli Stati Generali del M5s? Le domande, nel gruppo parlamentare, sono tantissime. I deputati e i senatori «tenuti fuori dalle riunioni segrete» - così si lamentano - sono disorientati. Non si sa dove, quando, e come sarà organizzato il congresso grillino. L'unica notizia arrivata alle orecchie dei parlamentari è il congelamento dell'evento. Avallato a malincuore dal Dibba che si è seduto al tavolino di Via Arenula.
Si parla di un rinvio a dopo settembre e della creazione di «un gruppo di lavoro» chiamato all'organizzazione degli Stati Generali. Dentro ci dovrebbero essere i rappresentanti di ogni corrente, in pieno stile da congresso democristiano. Intanto, per il momento il punteggio del «Dibba contro tutti» è in perfetta parità. I ministeriali hanno riconosciuto il suo peso dentro il M5s, lui ha smesso di sparare cannonate. Venerdì ha scelto il talk politico Accordi e Disaccordi sul Nove, condotto da Andrea Scanzi e Luca Sommi, per mandare messaggi distensivi al Movimento. Grillo? «Un patriota per l'Italia, anche se non è d'accordo con me», ha detto l'ex deputato dopo il battibecco col fondatore. Raggi? «Una sindaca fantastica».
Ma resta la domanda di fondo. Il fossato che divide i grillini in questo momento. Di Battista e i suoi, Davide Casaleggio compreso, vogliono scegliere un nuovo capo politico.
Tutti gli altri sono decisi a fare un passo indietro per lasciare spazio alla «Task Force» e blindare il più possibile governo e poltrone.«Di Battista metterebbe a rischio la legislatura», ragionano gli eletti che non vogliono sloggiare dal Parlamento. Alla fine della tregua, sarà questa la partita finale.
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