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M5s-Lega, tenuta già a rischio: al Senato due in meno del "nemico" Renzi

Lega e M5s lavorano al programma, ma resta il nodo premier. E preoccupano i numeri al Senato. Di Maio guarda ai voti di Fratelli d'Italia

M5s-Lega, tenuta già a rischio: al Senato due in meno del "nemico" Renzi

Il dialogo tra Lega e Movimento 5 Stelle prosegue sul fronte dell'accordo di programma per il "governo del cambiamento", ma resta il nodo sul nome del presidente del Consiglio che guiderà l'esecutivo giallo-verde. Un alto profilo che deve trovare d'accordo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E, sebbene Luigi Di Maio scalpiti per sedere sulla poltrona di Palazzo Chigi, deve prima fare i conti con tutta una serie di problemi da risolvere. In primis, i punti chiave dell'accordo. Perché anche da questo potrebbe dipendere un eventuale appoggio di Fratelli d'Italia. Appoggio che si rivela fondamentale visti i numeri risicatissimi a Palazzo Madama.

A Senato Luigi Di Maio e Matteo Salvini rischiano di non poter dormire sonni tranquilli. Ironia della sorte, un eventuale governo targato Lega e Movimento 5 Stelle avrebbe due voti in meno dell'acerrimo "nemico" Matteo Renzi. A Palazzo Madama, infatti, le truppe gialloverdi possono, infatti, contare su un totale di 167 voti a favore, mentre l'esecutivo guidato dall'allora segretario del Partito democratico aveva incassato la prima fiducia con 169 "sì", la stessa cifra poi ottenuta dal successivo governo a guida Paolo Gentiloni. Insomma, nella sfida del pallottoliere, almeno sulla carta, l'alleanza dei dem con i centristi guidati da Angelino Alfano dovrebbe battere gli avversari che si apprestano a siglare un nuovo accordo di governo.

Numeri alla mano, l'esecutivo gialloverde avrebbe una maggioranza schiacciante a Montecitorio dove potrebbe contare su 346 voti (222 deputati del Movimento 5 Stelle e 124 del Carroccio). Quindi, trenta voti di scarto rispetto alla maggioranza assoluta di 316. Meno tranquilla è, invece, la situazione a Palazzo Madama dove l'esecutivo a cui stanno lavorando Di Maio e Salvini avrebbe sì la maggioranza assoluta di 161 voti, ma con una forbice molto ristretta, solo sette voti, che potrebbe riservare spiacevoli sorprese qualora i gruppi parlamentari non si dovessero presentare compatti al momento delle votazioni.

A Palazzo Madama i leghisti sono 58, i senatori pentastellati 109 (anche se manca ancora un seggio da assegnare in Sicilia), per un totale di 167 voti. Le altre forze politiche, che a meno di accordi in extremis dovrebbero tutte stare all'opposizione, possono contare su 151 voti (61 di Forza Italia, 52 del Pd, otto delle Autonomie, dodici del gruppo Misto e diciotto di Fratelli d'Italia). Proprio i diciotto senatori guidati da Giorgia Meloni potrebbero rappresentare un bacino di voti che metterebbe in sicurezza l'eventuale esecutivo, garantendogli una maggioranza di ben 185 voti. "I voti di Fratelli d'Italia per un governo guidato dai Cinque Stelle non ci saranno mai - ha già messo in chiaro la Meloni in una intervista al Corriere della Sera - lo guida Salvini? Sono interessata. Lo guida una persona terza compatibile con noi, come Del Debbio? Ti ascolto.

Lo guida Saviano? Non ti ascolto".

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