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M5S non applaude, Lega fredda. Cosa succede dopo il discorso di Draghi

Draghi mette i paletti su riforme, Ucraina e debito. M5S e Lega non applaudono. Il centrodestra si riunisce a Villa Grande, mentre si rincorrono le voci sulla possibile astensione dei Cinque Stelle

M5S non applaude, Lega fredda. Cosa succede dopo il discorso di Draghi

Alla fine del discorso del premier in Senato non ci sono stati applausi a scena aperta. O perlomeno, non da parte di tutti i senatori dei partiti di maggioranza. Si può dire, al contrario, che le parole del capo di Palazzo Chigi sono state accolte con freddezza dai banchi del Movimento 5 Stelle e, a sorpresa, anche da quelli della Lega. Nessuna ovazione al termine delle comunicazioni, né dai senatori grillini, né da quelli leghisti. Anche Matteo Salvini resta immobile. Qualcuno, tra i pentastellati ha battuto le mani dopo le frasi sulla lotta alla mafia, il salario minimo e il reddito di cittadinanza.

All’uscita dall’Aula prevale il silenzio ma qualcuno si lascia andare alle considerazioni a caldo. "Il discorso di Draghi? Molto generico", ha detto Mario Coltorti, presidente della Commissione trasporti, all’Adnkronos. Gli "impegni precisi" richiesti da Conte, insomma, non ci sono stati, sottolinea qualcun altro. Il passaggio sull’invio di nuove armi all’Ucraina, ma anche quello della necessità di una nuova riforma delle pensioni, non sono stati apprezzati. Conte ancora non parla, ma si vocifera che alla fine i senatori grillini potrebbero astenersi, con l’eccezione dei (pochi) governisti pronti a votare la fiducia a tutti i costi.

Non è chiaro come si comporteranno i senatori leghisti. Al termine del discorso Salvini ha convocato una riunione con parlamentari, ministri e sottosegretari. Il capo del Carroccio, fanno sapere dal partito, ha ascoltato anche "amministratori locali, imprenditori, rappresentanti di categorie professionali e sindacali". E soprattutto è in "collegamento costante" con Silvio Berlusconi. Un esponente del partito intercettato dall’Adnkronos dice che c’è ancora tempo per capire cosa fare. "La fiducia si vota su una risoluzione - spiega - le risoluzioni si depositano alla fine della discussione generale, e poi il governo sceglie se mettere la fiducia e su quale risoluzione metterla".

La cosa che non è sfuggiata a molti, però, è che alcuni passaggi del discorso sono apparsi come delle vere e proprie stoccate al partito di Matteo Salvini. "Purtroppo, con il passare dei mesi, a questa domanda di coesione che arrivava dai cittadini le forze politiche hanno opposto un crescente desiderio di distinguo e divisione. Le riforme del Consiglio Superiore della Magistratura, del catasto, delle concessioni balneari hanno mostrato un progressivo sfarinamento della maggioranza sull’agenda di modernizzazione del Paese. – ha detto Draghi - In politica estera, abbiamo assistito a tentativi di indebolire il sostegno del Governo verso l’Ucraina, di fiaccare la nostra opposizione al disegno del Presidente Putin".

"Le richieste di ulteriore indebitamento si sono fatte più forti proprio quando maggiore era il bisogno di attenzione alla sostenibilità del debito", ha aggiunto il premier. Il riferimento, in quest’ultimo caso, è evidentemente alla richiesta avanzata dal capo del Carroccio una settimana fa di mettere in campo uno scostamento di bilancio da 50 miliardi di euro. Mettere determinati paletti è necessario per una questione di chiarezza e funzionale ad evitare che si ripetano nuove crisi sui dossier caldi, come quello della concorrenza. Sembra essere questa la strategia di Palazzo Chigi.

Ma alla conclusione della riunione con i parlamentari, Salvini è andato a Villa Grande per confrontarsi con gli altri leader del centrodestra di governo. Una mossa che era stata anticipata da un segnale arrivato dall'Aula: il ritiro di tutti senatori azzurri iscritti a parlare nella discussione generale. Ad intervenire sarà soltanto il senatore Maurizio Gasparri, al posto di Licia Ronzulli, verso la fine del dibattito: evidentemente per attendere le conclusioni del faccia a faccia tra i partiti.

La situazione politica resta fluida, come sintetizza il leader di Italia Viva, Matteo Renzi: "Se la Lega e M5s non votano la fiducia si va a elezioni e sono chiare le responsabilità, io spero che si rifletta, ma siamo a 1-X-2".

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