Politica

Il M5s non ascolta il suo leader: 900 emendamenti sulla prescrizione

"C'è un limite che non possiamo oltrepassare". Giuseppi incontra i parlamentari e si rimangia le promesse fatte a Draghi. C'è chi è tentato di non votare la fiducia. Dibba: "Porcata immonda"

Il M5s non ascolta il suo leader: 900 emendamenti sulla prescrizione

«Macché giustizia, stasera sarà solo la sua presentazione», dice al Giornale nel pomeriggio un deputato del M5s, riferito all'assemblea congiunta con Giuseppe Conte convocata per la prima serata di ieri. La voce è quella di un governista, pronto a ironizzare sulla presunta vanità dell'ex presidente del Consiglio. Conte invece parla, continuando a muoversi sul crinale pericoloso tra la guerriglia sulla giustizia e l'appoggio al governo. «Sono stato chiaro con Draghi, c'è un limite che non possiamo oltrepassare», dice a Montecitorio davanti a deputati e senatori. «Ci hanno detto che siamo manettari e forcaioli ma noi abbiamo una base solida giuridica - spiega l'avvocato - garantiremo il principio della durata ragionevole del processo, vogliamo dialogare sull'impianto normativo». E però nella strategia bifronte dell'ex premier c'è sempre un «ma». Ed eccolo: «Ma non possiamo consentire che possano svanire nel nulla centinaia di migliaia di processi». Poi ancora un'altra precisazione: «Continuiamo a sostenere il governo. M5s non farà mancare il suo appoggio». Tra i rischi concreti della riforma della prescrizione il fatto che «verrebbe a mancare la fiducia dei cittadini nello Stato, ma nessuno si azzardi a parlare di battaglia ideologica», rimarca.

Per tutta la giornata si dibatte sulla notizia del giorno in ambienti grillini. I 917 emendamenti alla riforma della Guardasigilli Marta Cartabia sull'articolo della prescrizione e i 916 sugli altri articoli presentati in commissione Giustizia alla Camera dai parlamentari del Movimento. Il neo leader si trova in mezzo a due fuochi. Da un lato il fronte governativo, che continua ad attribuirgli la volontà di alzare la tensione. Dall'altro lato ci sono gli oltranzisti della commissione Giustizia della Camera, insoddisfatti dall'approccio più morbido mostrato lunedì da Conte con Draghi. I membri stellati della commissione sfruttano l'audizione a Montecitorio del magistrato Nicola Gratteri per rilanciare. «La riforma del processo penale messa a punto dalla ministra Marta Cartabia deve essere modificata», scrivono in una nota i deputati. Il nucleo della fronda è sempre relegato ai deputati del M5s in commissione Giustizia. I più agguerriti sono l'ex sottosegretario a Via Arenula Vittorio Ferraresi, la deputata Giulia Sarti, il presidente della commissione Mario Perantoni, oltre all'ex Guardasigilli Bonafede. C'è anche chi come Roberto Cataldi, un altro componente stellato del parlamentino, preferisce non prendere posizione. «È una cosa da valutare con attenzione - dice al Giornale - tra l'altro sono un civilista, quando avrò letto tutti i testi deciderò cosa fare». Alessandro Di Battista bolla la riforma come una «porcata immonda» e aggiunge: «Complimentoni ai 4 ministri M5s che l'hanno votata».

In caso di fiducia sul maxi-emendamento Cartabia qualche parlamentare ipotizza di non presentarsi in Aula. Altri minacciano un voto contrario. Tra le ipotesi degli emendamenti c'è la riesumazione del «lodo Conte-bis», dal cognome del deputato di Leu Federico, che prevede lo stop alla prescrizione dopo il primo grado, ma solo in caso di condanna. Un altro emendamento propone di tornare alla riforma Orlando, ma con termini ritoccati: prescrizione sospesa per due anni dopo la sentenza di primo grado, per un anno dopo l'appello, una modifica che partirebbe dal 2024.

Infine l'extrema ratio: lasciare l'improcedibilità, ma far decorrere i termini dalla prima udienza in Appello o in Cassazione e non più dall'impugnazione, come previsto dal testo Cartabia.

Commenti