Il M5S è pronto allo strappo: si va verso la linea dura al Senato

Nel Consiglio nazionale prevale il pugno duro: i senatori potrebbero abbandonare l'Aula. Ma, al momento, rimane il sostegno al governo

Il M5S è pronto allo strappo: si va verso la linea dura al Senato

Si va verso lo strappo al Senato. Alla vigilia dell'importante passaggio a Palazzo Madama, il Movimento 5 Stelle si appresta a seguire la linea dura: nella giornata di domani è previsto il voto sulla fiducia al decreto Aiuti e lo strappo dei grillini sembra ormai definito. È ancora in corso il Consiglio nazionale del M5S riunitosi questa mattina: come riferito dall'Adnkronos, al momento sta prevalendo l'opzione di uscire dall'Aula. Ma la decisione non è ancora ufficiale.

La linea del M5S

"Ci stiamo confrontando, è ancora presto per dire che lasceremo l'Aula. La possibilità c'è ma stiamo soppesando le possibili conseguenze, perché i timori e i dubbi ci sono", spiega una fonte 5S. La maggioranza dei senatori grillini sarebbe per non partecipare al voto, mentre una truppa intransigente (una decina) vorrebbe addirittura votare contro il decreto.

Fonti pentastellate chiariscono che, almeno per il momento, si manterrebbe comunque l'appoggio al governo. Dunque la volontà sarebbe quella di prendere le distanze dal testo ma di non far venir meno il sostegno all'esecutivo Draghi. La partita però non è da considerarsi chiusa, visto che la discussione è ancora in corso e non mancano voci critiche verso l'ipotetico pugno duro.

Infatti c'è chi teme che l'uscita dall'Aula possa determinare una crisi di governo in grado di provocare la fine anticipata della legislatura. Il ragionamento è il seguente: a prescindere dalle intenzioni del Movimento, c'è il pericolo che comunque la tenuta della maggioranza possa venir meno.

L'avvertimento di Draghi

Ieri il premier Mario Draghi, intervenuto nel corso di una conferenza stampa, è stato chiarissimo: non intende guidare un governo differente da quello attuale. Tradotto: senza il sostegno dei 5 Stelle l'esecutivo cade. Il presidente del Consiglio lo ha ribadito a gran voce, mettendo le mani avanti e lanciando una stoccata a Giuseppe Conte: "Un governo con gli ultimatum non lavora, a quel punto perde il suo senso di esistere".

Le posizioni in maggioranza

La travagliata situazione ha ovviamente innescato le reazioni dei partiti di maggioranza. Di recente Silvio Berlusconi ha sottolineato l'esigenza di una verifica di maggioranza e oggi ha aperto alla possibilità di un nuovo governo anche senza la presenza del Movimento 5 Stelle: "I numeri consentono di continuare a governare in ogni caso". Il leader di Forza Italia però non ha escluso la strada delle elezioni anticipate: "Mi auguro di no, ma se accadesse noi siamo pronti".

In tal senso non ha usato mezzi termini anche Matteo Salvini, secondo cui la strada del ritorno alle urne sarebbe inevitabile se il M5S non dovesse votare la fiducia al dl Aiuti: il segretario del Carroccio ha dichiarato che, qualora si verificasse questo scenario, "si va a votare". E ha chiuso la porta alle voci su un Draghi bis: "Noi non siamo disposti a restare in un esecutivo senza il M5S".

Non è ancora limpida la posizione del Partito democratico, che per il momento preferisce evitare di esternare il proprio pensiero. Nei giorni scorsi Dario Franceschini aveva riferito che l'uscita del M5S dal governo metterebbe la parola fine sull'alleanza giallorossa. E a quel punto andrebbe in soffitta pure il campo largo.

Per Matteo Renzi, leader di Italia Viva, le opzioni sul tavolo sono tre: i 5 Stelle restano in maggioranza; un Draghi bis

(tecnico o politico); elezioni anticipate. "Penso sempre che le elezioni debbano arrivare alla scadenza naturale, ma se dobbiamo andare avanti con questa tarantella, meglio andare a votare", è il parere di Renzi.

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