Trucco dei Cinque Stelle per allontanare le urne: "Prima taglio dei parlamentari"

Il M5S prova ad allontanare la data del voto alla primavera 2020 spingendo per l'approvazione della riforma sul taglio dei parlamentari

Trucco dei Cinque Stelle per allontanare le urne: "Prima taglio dei parlamentari"

Il M5S prova ad allontanare la data del voto spingendo per l'approvazione della riforma sul taglio dei parlamentari. Se, infatti, la richiesta fosse paradossalmente accolta, le elezioni anticipate non potrebbero tenersi prima della primavera del 2020.

Il capo politico Luigi Di Maio ieri ha subito chiarito di volere anche lui le urne al più presto ma, rivolgendosi al leader della Lega, ha insistito: "Tagliamo 345 poltrone e risparmiamo mezzo miliardo di euro. Sono 300 mila euro al giorno in meno". E ancora: "Vinci la paura, supera le pressioni di Berlusconi e dei tuoi alleati. Fai un atto di coraggio, se il coraggio di cambiare ce l'hai veramente. E poi decideranno gli italiani con il loro voto". Stesso levit motiv arriva da Davide Casaleggio che su Facebook scrive: "Se dobbiamo andare a elezioni andiamo il prima possibile. Prima si faccia il taglio dei parlamentari, anche ad agosto, servono due ore". Ma Matteo Salvini, annusando la 'mandrakata', ha stoppato la proposta arrivata dai vertici del M5S: "Approvare la riforma? Così poi non si va più a votare".

I tempi tecnici della riforma

Oggi si è diffusa la notizia che alcuni deputati grillini avessero avviato una raccolta firme per chiedere la convocazione straordinaria della Camera nei prossimi giorni così da votare il via libera finale della riforma costituzionale che riduce i parlamentari da 945 a 600 (200 senatori e 400 deputati). L'articolo 29 del regolamento di Montecitorio prevede infatti che "la Camera può essere convocata in via straordinaria per iniziativa del suo Presidente o del Presidente della Repubblica o di un terzo dei suoi componenti", mentre l'articolo 62 stabilisce che: "Ciascuna Camera può essere convocata in via straordinaria per iniziativa del suo Presidente o del Presidente della Repubblica o di un terzo dei suoi componenti". In caso di approvazione della riforma ci darebbero tutta una serie di adempimenti tecnici, previsti dalla Costituzione, che sposterebbero la data del voto a maggio o giugno del 2020.

L'unico modo che la Lega (i cui voti sono determinanti) ha per evitare tutto ciò è bocciare la riforma che, stando all'attuale calendario parlamentare, andrebbe disussa il 9 settembre e approvata 2 o 3 giorni dopo, sempre che le Camere non vengano sciolte anticipatamente. Dall'approvazione devono passare 3 mesi entro cui, come stabilisce l'articolo 138 della Costituzione, deve essere chiesto il referendum da n quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Dopo di che si dovrebbe esprimere la Corte Costituzionale ed entro 60 giorni l'esecutivo dovrebbe indire il referendum una data compresa tra i 50 e i 70 giorni successivi. Una volta passato il referendum, il governo dovrebbe apportare delle modifiche tecniche alla legge elettorale per ridisegnare i collegi.

La riforma, spiega l'Agi, prevede che abbia validità "non prima che siano decorsi sessanta giorni dalla data di entrata in vigore". E così si arriva alla tarda primavera del 2020, tra maggio e giugno, se non addirittura ad inizio estate. Senza referendum, si dovrebbe aspettare almeno la fine di gennaio del 2020 per lo scioglimento delle Camere.

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