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M5s vuole scalare l'Italia ma è senza candidati

Dietro il no al Rosatellum bis, la paura dei 231 collegi dove non ha nomi da spendere

M5s vuole scalare l'Italia ma è senza candidati

Il tarlo che logora le coscienze dei Cinque stelle si chiama Rosatellum bis. È il primo muro da abbattere per i grillini se vogliono avere una seppur esile chance alle Politiche del 2018. Di Maio sa che con questo sistema elettorale il M5s è tagliato fuori, per questo nel suo discorso di insediamento è stato chiaro: «Siccome non riescono a farci del male ci stanno provando con il Rosatellum bis voluto da Lega, Forza Italia e Pd per arginare il M5s. Ma noi ci metteremo tutto quello che abbiamo per fermare questa legge antidemocratica».

Nelle primarie non si sono voluti contare, mandando avanti un unico big contro sette emeriti sconosciuti, ma adesso che questo grottesco teatrino è finito, i conti sono costretti a farli. Quelli con loro stessi, che palesano l'inconsistenza di una classe dirigente che si è messa in testa di guidare il Paese non avendo i numeri.

Il caso è semplice: il Rosatellum bis è un proporzionale con un correttivo maggioritario. E prevede 231 collegi uninominali. Il problema dei Cinque stelle, adesso, non è tanto che questo sistema favorisca le coalizioni - cosa che impedirebbe loro di governare - ma il fatto che non hanno 231 persone da candidare in questi collegi. Questo perché gli mancano i tavoli territoriali, non sono radicati nei territori, non hanno più i meet up, e così rischiano di dover imbarcare nel migliore dei casi incompetenti e opportunisti o nel peggiore mascalzoni. Di fatto il partito virtuale mostra tutti i suoi limiti e si sta rivoltando contro quello reale. Il freno principale è rappresentato da non avere una classe dirigente radicata sul territorio, dalla mancanza, all'interno, di persone capaci in grado di portare voti e di rappresentare realmente qualcuno che non sia un anonimo click su Rousseau.

Che siano in pochi e male organizzati lo hanno dimostrato benissimo sabato. Altissima è stata l'astensione alle primarie, considerato anche che Grillo scrive sul blog che a Rimini erano in 48.500. Tempo fa al programma immigrazione votarono in 122.868. Nel 2016, in occasione delle modifiche al «non statuto», ci furono 87.213 contatti. Quella delle primarie si è fermata a 37.442, appena un quarto degli iscritti certificati, circa 140mila.

«Da qui parte la riscossa degli italiani!», scrive Di Maio su Twitter. La riscossa in verità parte male perché con questi numeri non potrà andare da nessuna parte. Sarà la stanchezza per aver tirato fino alle 4 sabato notte alla festa organizzata per lui da Rocco Casalino in un locale di Rimini, ma Di Maio ieri, completo blu scuro e camicia bianca senza cravatta, non ha saputo dare risposte a questi temi fondamentali, limitandosi a divagare sulle elezioni in Sicilia e sul reddito di cittadinanza. «Sei più bello di George Clooney!», gli grida una signora. Con Davide Casaleggio che prova un'altra supercazzola: «Aiutiamo Luigi tutti assieme perché dobbiamo essere una squadra di volontari ignoti. Dobbiamo aiutare il M5s a cambiare l'Italia senza cercare qualcosa subito ma per cercare di cambiare questa nazione».

Anche per Alessandro Di Battista, in video dall'ospedale dove la compagna Sara sta per partorire, l'unico pensiero è il Rosatellum: «Le proveranno tutte per fermarci e mi aspetto mesi difficili ma uniti li possiamo destituire tutti». Meno male che c'è il giullare Beppe Grillo, ormai prepensionato, che la prende sul ridere. Canta, prendendo in giro il suo delfino: «Il tempo sta cambiando e noi di tempo non ne abbiamo più e questo Paese lo buttiamo giù. Da oggi cambia molto anche per me.

Cambia il mio indirizzo privato per le denunce e i processi, sostituito dall'indirizzo privato di Luigi Di Maio».

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