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Macron cerca la "perla rara" per blindarsi alle Legislative

Il presidente punta su una premier donna per stravincere. Mélenchon tenta un'alleanza con i socialisti per giugno

Macron cerca la "perla rara" per blindarsi alle Legislative

Cronometro partito. Emmanuel Macron vuol correre per formare un governo degno delle sue promesse, ascoltare di più la Francia arrabbiata che lo ha votato non tutta convintamente e rappacificare le diverse anime che lo sostengono, riunendone il meglio attorno al suo progetto. Gli sconfitti guardano invece alle elezioni legislative del 12 e 19 giugno. Ieri è partita la campagna dell'estrema gauche, per portare la prima potenziale grana al rieletto presidente: «Mélenchon Premier ministre», con tanto di foto del tribuno Jean-Luc, sui manifesti nelle principali città francesi.

Lo slogan degli Insoumis campeggia sui muri. Riprende il suo appello lanciato alla vigilia del ballottaggio, mancato da Mélenchon per soli 400mila voti. L'ex «terzo uomo» delle presidenziali, star su TikTok con 2 milioni di iscritti raggiunti nelle ultime ore, è corteggiato dai perdenti d'area sinistra, specie da quelli a rischio scomparsa: i socialisti. Una delegazione Ps sarà oggi nella sede della France Insoumise per accordarsi su un programma comune (e credibile); da presentare ai francesi per il rinnovo dell'Assemblée. Mentre i verdi di Yannick Jadot, pur favorevoli a una coalizione, bocciano l'idea di (in)seguire il carrozzone-Mélenchon. E il leader écolo annuncia che non correrà per un seggio da deputato.

L'altro cartello sminuzzato dal voto, già lesionato dal primo mandato di Macron all'Eliseo, che cinque anni fa vide decine di gollisti entrare in En Marche, ieri si è riunito per passare ai raggi X le ferite lasciate dall'ultimo risultato che non ha garantito ai Républicains (LR) neppure i rimborsi elettorali. Qualcuno ha provato a suggerire di gettarsi nel «gruppone» macroniano (centristi/écolo di sinistra/ex Ps/ex Lr), con un accordo. C'è chi vuole abbracciare Macron sperando in un posto da sottosegretario, chi punta a conservare il seggio e chi dice siamo finiti. E tanto vale giurare fedeltà al governo (con l'idea di non avere macroniani contro alle legislative o elemosinare liste comuni). L'eurodeputata Nadine Morano è convinta che non finiranno «annegati» in un grande bacino di destra-sinistra. Il presidente LR Christian Jacob ha piazzato garze bagnate, imbevute d'ottimismo: «Non esiste una doppia tessera, chi va con En Marche è fuori, i Républicains restano indipendenti». Ma sembrano destinati a scomparire o a vivere di elezioni locali.

Le proiezioni non incoraggiano a star senza alleanze. Tra 35 e 65 seggi per i repubblicani (101 oggi), secondo le stime Harris Interactive. Sarebbero ininfluenti. E per Le Parisien, all'emorragia si aggiunge il senatore Edouard Courtial, già ministro con Nicolas Sarkozy, pronto ad abbracciare En Marche in vista del voto.

I lepenisti sono ben al di sopra: tra 75 e 105 seggi (rispetto agli attuali 7, un bel colpo per Marine Le Pen). Mentre En Marche, con i centristi, ne vanterebbe tra i 328 e i 368 (oggi 267). Il bottino permetterebbe a Macron di starsene sugli allori. Invece il presidente ha promesso risposte. E prova a cercare quella che ormai chiamano tutti la sua «perla rara», una premier donna che sappia conciliare i bisogni di una maggioranza-cocktail ecologisti, centrodestra e centrosinistra, senza far perdere la marcia al contachilometri delle politiche indicate dall'Eliseo.

Tra affari correnti e scelte bipartisan, il cantiere è avviato. «On change», si cambia. Abbozzata l'architettura del secondo mandato, resta il rebus di chi guiderà il governo. Macron punta all'effetto «sorpresa», come nel 2017. Oltre a Élisabeth Borne, in lizza, già ministro dell'Ecologia capace di negoziare con tutti, dai cacciatori ai tranvieri, circolano nomi fantasiosi. Si parla dell'ex ministra (di Sarkozy) Nathalie Kosciusko-Morizet, ecologista di centrodestra che da 5 anni insegue un sogno americano a Manhattan, per un esecutivo più «aperto». Macron cerca una personalità terza, senza troppe ambizioni politiche personali. «Casting» iniziato senza neppure attendere la proclamazione ufficiale dei risultati, prevista oggi alle 17,30. E se fosse una sindacalista riformista come Nicole Notat? N.1 Cfdt dal '92 al 2002, già attivista post Sessantottina, ha sostenuto Macron dal primo giorno.

Senza chiedere mai nulla.

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