Bagno di folla, ma sotto il fuoco delle domande dei cittadini in una delle località più povere di Francia. Pronti, via. Emmanuel Macron si presenta a metà mattina a Denain, cittadina a Nord dell'Esagono storicamente di sinistra che però ha abbracciato Marine Le Pen, che qui ha sfiorato il 42% al primo turno. Urge mostrarsi, per il presidente. Non nasconde le intenzioni: «Voglio convincere chi ha votato Le Pen a raggiungere il mio progetto, voglio con-vin-ce-re». Diverse sensibilità «possono completare il mio progetto, ma devo difendere la forza sociale delle mie idee». Non dice programma, Macron. È consapevole d'essere vulnerabile. «Sono lucido e concreto, come tutti i presidenti uscenti ho fatto campagna tardi, c'è stata la guerra, ora voglio spiegare il mio metodo di trasformazione sociale, dalla scuola alla sanità, e per farlo serve ascoltare le voci di tutti, dall'ecologia al lavoro». È deciso non solo a rubare la scena a BleuMarine. Ma pure voti nei «suoi» fortini. Se non una campagna porta a porta, città per città.
Dodici giorni. Uno spostamento ogni 48 ore. Almeno un meeting a settimana: il primo sabato a Marsiglia, dove Macron sarebbe dovuto andare settimane fa, se non fosse stato per l'invasione russa in Ucraina. «Devo parlare agli elettori», ripete come un mantra dalla cittadina in cui hanno votato anche Jean-Luc Mélenchon; rosicchiare consensi dove le due estreme hanno attecchito. Come a Denain. Domande concrete, risposte punto su punto. Solo qualcuno chiede autografi e selfie. Il tesoro è lì, la gente lo interroga e vuol sentirsi ascoltata. E per svuotare il forziere di Marine al Nord quando nel resto delle piccole città si comincia da dove è stato punito alle urne: «Non ho mai paura, vado in battaglia e vado nelle terre più difficili».
A chi lo accusa d'essersi sottratto ai faccia a faccia tv, risponde: «Come Sarkozy, Mitterand e Chirac farò dibattiti per il ballottaggio, interviste e comizi». Nel pomeriggio si presenta su BfmTv. «Ora è progetto contro progetto, ci sarà faccia faccia con Le Pen come 5 anni fa, laverò via le sue contro-verità». Qualcuno gli rimprovera d'aver ucciso i due partiti storici socialisti e neogollisti, con la sua formazione ibrida. Scrolla le spalle: «Constato che si sono sgretolati». «È la democrazia, hanno scelto gli elettori, non è una mia responsabilità, sono qui per portar avanti le mie idee» (e per demolire la demagogia dell'avversaria). Prende in braccio una bimba, testa però su se stesso quanto penetrante sia stato il messaggio BleuMarine nella Francia profonda: «Che Le Pen abbia un piano per il potere d'acquisto è una falsa moneta, non spiega come lo finanzia, è tutto falso», accusa Macron. Guarda negli occhi ogni persona. Sono centinaia. Resta quasi 3 ore e mezza davanti al municipio. Basta mordi e fuggi. Spiega che «non c'è più il fronte repubblicano, c'era nel 2002. Certi voteranno per me per far barriera, spero che altri lo faranno perché si convinceranno». È una capriola strategica: «Voglio un metodo nuovo, sui soggetti sensibili bisogna sedersi a un tavolo, ho un progetto da completare e da arricchire». Poco dopo spiega la mutazione al giornale locale La Voix du Nord in un'intervista; l'ultima l'aveva concessa al Figaro. È bastata una notte elettorale e una settimana di paura d'essere secondo per trasformarlo in camaleonte. «Non voglio fare come se non fosse successo nulla. Vedo la rabbia e le fratture del Paese, voglio ascoltare. Penso che la Francia ne abbia bisogno». Una donna gli parla di ipocrisia, del suo sistema pensionistico. Lui sostiene che la riforma è utile. «Mi segua, non è vietato cambiare avviso sul voto».
Le Pen, costretta a inseguire, cambia la sua agenda che ieri non prevedeva spostamenti. «Politica è l'arte del momento», dichiara Madame prima di lasciare Parigi per raggiungere un produttore di cereali. Potere d'acquisto, ecologia, lavoro, pensioni, vaccini. Macron è ancora alle prese con la Francia profonda.
«Il mio è un discorso di verità, preferisco essere in contatto con i territori e con i concittadini, non credo agli accordi d'apparato che neghino le differenze». L'animale politico si è evoluto, pronto a predare ogni voto utile al bis.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.