Madre e figlia uccise. Il killer fermato in Grecia

È un cittadino americano con precedenti negli Usa. Arrestato per il delitto della neonata: "È mia figlia"

Madre e figlia uccise. Il killer fermato in Grecia
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Era fuggito in Grecia tre giorni fa il presunto killer della neonata trovata morta sabato scorso nel verde di Villa Pamphili, a Roma. Si chiama Rexal Ford, ha 46 anni ed è un cittadino americano con precedenti penali negli Stati Uniti per episodi di violenza. I magistrati della Procura di Roma lo hanno rintracciato venerdì mattina sull'isola di Skiathos, dove cercava di confondersi tra i turisti, grazie al cellulare che aveva portato con sé e lo hanno arrestato per l'omicidio aggravato e la soppressione del cadavere della bambina. Ma hanno «il ragionevole sospetto» che oltre alla piccola, che durante un controllo a Roma aveva detto essere sua figlia, picchiata e gettata nel parco, abbia ucciso anche la madre, trovata morta a duecento metri dalla neonata, coperta da un sacco dell'immondizia, sotto gli oleandri del parco. Seppure sul corpo della donna non siano stati riscontrati segni di violenza e le cause del decesso non siano state accertate. Sarebbero americane anche loro, anche se non sono state identificate. L'inchiesta è ancora lunga, molti gli aspetti da chiarire. Il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, ha spiegato che è stato già inviato in Grecia un mandato di arresto europeo emesso dal gip. Il mistero di Villa Pamphili, un vero rompicapo per gli investigatori che non avevano in mano alcun elemento, è stato (quasi) risolto nel giro di una settimana grazie alla collaborazione dell'Fbi, che ha fornito elementi utili all'identificazione dell'uomo, e alla trasmissione Chi l'ha visto?, alla quale è arrivata la segnalazione di una persona che il 20 maggio aveva chiamato la polizia dopo aver visto una donna con gli stessi tatuaggi mostrati in Tv che veniva aggredita in una piazza del centro di Roma da un uomo ubriaco mentre aveva una bambina in braccio. Questa e altre testimonianze, come quella degli operatori di un centro di assistenza per bisognosi ai quali la coppia aveva mostrato un documento di identità, hanno permesso di ricostruire le ultime settimane delle due vittime, inquadrate anche dalle telecamere di un mercatino rionale, dove trascorrevano le giornate prima di accamparsi nel parco. Le prima tracce della famigliola in Italia risalirebbero ad aprile. La svolta c'è stata nel momento in cui gli inquirenti hanno identificato l'uomo. Con il suo numero di telefono sono riusciti a ricostruire gli spostamenti del 46enne, che ha fatto l'errore di non buttarlo dopo essersi sbarazzato della neonata e, verosimilmente, anche della compagna. L'11 giugno è partito dall'aeroporto di Fiumicino per la Grecia. Grazie all'analisi delle celle telefoniche, che hanno circoscritto la zona dove si trovava, è stato rintracciato a Skiathos mentre cercava di passare inosservato tra i turisti dell'isola. Agli investigatori ha detto di essere il padre della bimba. «Ma al momento non ci sono elementi scientifici per avere la certezza della relazione parentale», ha detto il pm Giuseppe Cascini.

Tra l'altro l'uomo ha tratti latini, mentre la donna e la bambina sono di carnagione chiara. Soltanto il test del Dna potrà dare una risposta certa. Ford è stato ripreso da una telecamera di vigilanza con la neonata in braccio: indossava la tutina rosa poi recuperata nella spazzatura.

«Non è comprensibile che un soggetto che si accompagnava a una donna e a una bambina si allontani dal nostro territorio senza chiamare aiuto o chiedere aiuto alle forze dell'ordine, questo non depone bene», ha detto Lo Voi.

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