Da "mai un nuovo partito" all'ammucchiata: la (in)coerenza di Calenda

Il leader di Azione incontra Renzi e si candida a rifondare il campo largo di sinistra. Ma la sua carriera è costellata di smentite e passi indietro

Da "mai un nuovo partito" all'ammucchiata: la (in)coerenza di Calenda

Da giorni lavora per un campo largo, di rifondare una sinistra di centro sfruttando la scia lasciata da Mario Draghi con le sue dimissioni. Ed è proprio al governo uscente che Carlo Calenda guarda. E in particolare ai ministri che hanno lasciato Forza Italia. Da giorni, smania, briga con +Europa, si muove nelle retrovie per accordarsi col Pd e assicurarsi di rientrare in Parlamento, corteggia Matteo Renzi. Che però - per ora - gli risponde picche: corriamo da soli, avrebbe ribattuto il leader di Italia Viva nel loro primo incontro avvenuto stasera.

Eppure l'ex ministro per lo Sviluppo economico non brilla certo per coerenza. Ma la Rete - si sa - non dimentica. E così riaffiorano le parole pronunciate il 29 maggio 2019, appena sei mesi prima di fondare la sua Azione: "Per essere chiari non ho mai detto che fonderò un partito. Ho anzi specificato che rimango nel PD e solo se me lo chiedesse Zingaretti in vista di un’alleanza elettorale potrei dare una mano a costruire la gamba lib dem. Mi pare che il ragionamento sia stato invertito". Parole scritte nere su bianco in un tweet in cui commentava un'intervista a Repubblica.

Pochi mesi dopo, il 21 novembre 2019, lo strappo ufficiale: insieme a Matteo Richetti lancia Azione, rifacendosi a un centrosinistra "riformista e progressista". Casus belli è l'alleanza con il Movimento 5 Stelle. Lo stesso partito che ora vuol tenere fuori dalla grande ammucchiata che va da Letta alla Gelmini, da Fratoianni alla Bonino.

Una carriera quella di Calenda costellata da smentite e passi indietro. "Io sindaco? Neanche morto, sarei un cialtrone", diceva nel 2018. Ma nell'ottobre 2020 cosa fa? Va in tv da Fabio Fazio e si candida al Campidoglio, ovvio. Chiedendo pure al Pd di appoggiarlo

E persino quel "mai coi 5Stelle" che aveva portato alla scissione dal Pd si infrange quando Azione ha votato a favore di Virginia Raggi come presidente della commissione Expo 2030. Ma come: non erano "un disvalore per l'Italia?". Vai a sapere cosa è cambiato...

Ma non finisce qua: all'indomani delle presidenziali in Francia, Calenda si è sperticato in apprezzamenti entusiastici per la riconferma di Emmanuel Macron. Eppue solo nel 2019 aveva usato toni fortemente critici verso il titolare dell'Eliseo, accusandolo di essere "come Salvini" sulla gestione dell'immigrazione e "poco europeista" nella gestione della vicenda Fincantieri.

Ora Calenda si spende per una sola

persona: Mario Draghi. "Dobbiamo fare di tutto per cercare di tenerlo a Palazzo Chigi", assicura parlando del suo Patto Repubblicano. Salvo poi trovare un altro nome: "O mi candido io o insieme con Bonino".

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